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La CNA del Veneto contro la politica economica del Governo

19/04/2019
La CNA del Veneto contro la politica economica del Governo«Avrebbe un effetto choc sui consumi interni l’ipotizzato aumento dell’IVA che il Governo si vedrebbe obbligato a varare, probabilmente dopo le europee, a causa delle cosiddette clausole di salvaguardia»: anche il presidente di CNA Veneto, Alessandro Conte, si allinea ai commenti più preoccupati sulle notizie relative ai contenuti del DEF e della politica economica del Governo. «Proprio i consumi interni, invece – sottolinea Conte – hanno bisogno di essere rilanciati al più presto, in considerazione delle crescenti difficoltà che le imprese esportatrici incontrano sui mercati internazionali in preda a guerre commerciali come non se ne vedevano da lungo tempo».
«Il binomio meno tasse più IVA – dichiara ancora il presidente di CNA Veneto – non è quello che serve alla nostra economia e quindi alle imprese, perché i vantaggi per le aziende che esportano sarebbero vanificati dai danni, ben maggiori per entità, per tutte quelle altre che vedrebbero ridursi la propria fetta di mercato a causa del sicuro calo dei consumi interni. L’IVA aumentata, infatti, va a colpire tutti i cittadini in quanto consumatori, con un aumento di tutti i prezzi e la certa contrazione dei consumi».

Reddito di cittadinanza, Quota 100 e salario minimo: misure che non aiutano l’economia reale

CNA Veneto è più che convinta che la ripresa non può che passare per le imprese. E quando si parla di imprese in Italia, per la struttura del sistema produttivo nazionale, si parla soprattutto di artigiani, piccole e medie imprese. Invece nel Def appena presentato dal Governo, pare proprio che questo imperativo categorico sia spesso dimenticato.
«Mancano del DEF una politica infrastrutturale estesa alle infrastrutture medio-piccole, strumenti per allentare la persistente stretta creditizia, una riforma della bolletta energetica e una riduzione del costo del lavoro e del cuneo fiscale, in Italia tra i più alti del mondo sviluppato. Inoltre – conclude Alessandro Conte – non convincono provvedimenti come il Reddito di cittadinanza e Quota 100, che hanno uno spiccato sapore assistenzialista, o il cosiddetto salario minimo che rischia di indebolire il successo consolidato dei rapporti fra le parti sociali».

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