I lavoratori immigrati in Italia versano 8 miliardi di Irpef
Complessivamente i contribuenti nati all’estero rappresentano il 9,5% del totale, con picchi del 15,1% nella fascia più bassa e del 3,9% nella fascia più elevata di reddito. Quasi la metà degli immigrati dichiara meno di 10 mila euro: infatti 1,86 milioni di contribuenti, pari appunto al 48,2%, hanno dichiarato un reddito annuo inferiore a 10 mila euro. Tra i nati in Italia, in quella classe di reddito si attesta solo il 28,6% dei contribuenti. Per entrambi i gruppi la componente più numerosa è quella compresa tra 10 e 25 mila euro (40,5% per i nati all’estero e 41,8% per i nati in Italia). Molto diversa invece la situazione per i redditi oltre 25 mila euro: appena 439 mila contribuenti nati all’estero (11,4%) che si collocano in questa fascia, contro il 29,5% dei nati in Italia. Mediamente, ciascun contribuente nato all’estero nel 2018 ha dichiarato 13.671 euro e versato Irpef per 3.175. I paesi Ue e dell’Europa occidentale presentano generalmente valori più alti, in linea con i nati in Italia.
La nazionalità dei contribuenti immigrati smentiscono le tesi di una invasione dall’Africa
Quasi un quinto dei contribuenti nati all’estero è nato in Romania (689 mila). Seguono Albania (287 mila), Marocco (227 mila) e Cina (196 mila). Le donne sono il 44,9%, con picchi molto più alti tra i paesi dell’Est Europa (Ucraina, Moldavia, Polonia) e dell’America Latina (Brasile, Perù, Argentina). Oltre la metà dei contribuenti nati all’estero si concentra in quattro regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Lazio.
«I dati – sottolinea Michele Furlan, Presidente della Fondazione Leone Moressa – dimostrano che un’immigrazione integrata e basata sull’inclusione lavorativa porta un impatto positivo a livello economico e fiscale. Rimane, tuttavia, un certo divario di reddito tra italiani e immigrati che contribuisce a mantenere esclusione sociale e marginalità».