Troppi giovani in Italia sono poveri (e studiano poco)
«L’elevato livello di povertà giovanile – sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi di CGIA Mestre, Paolo Zabeo – spesso si traduce anche in povertà educativa. Molti di questi ragazzi, infatti, sono destinati ad abbandonare presto gli studi, pregiudicando la carriera lavorativa futura, che quasi sicuramente riserverà a questi soggetti delle enormi difficoltà a trovare un’occupazione stabile e di qualità. E alla luce del progressivo invecchiamento della popolazione e del calo delle nascite, le nostre Pmi non possono permettersi di lasciarsi sfuggire una quota così importante di giovani leve».
Il problema della povertà è legato anche all’istruzione con un’alta percentuale di scarsa formazione
La popolazione a rischio povertà o esclusione sociale con meno di 18 anni ha in Italia un’incidenza più elevata nel Mezzogiorno: in Sicilia i minori in difficoltà son il 56,8%, in Calabria il 49,5% e in Campania il 47,1%. In termini assoluti, a livello nazionale la popolazione giovanile con disagio economico ammonta a 3,1 milioni di unità: tra questi, 498 mila circa sono campani e 488 mila circa sono siciliani.
Secondo l’Istat, i livelli di povertà si mantengono elevati per le famiglie con 5 o più componenti e con persona di riferimento giovane avente un basso livello di istruzione. Al Nord le famiglie che vivono nelle grandi città presentano l’incidenza della povertà relativa superiore a quella presente nei Comuni di minori dimensioni. Nel Centro Sud, invece, la situazione si capovolge e sono i Comuni minori a registrare il numero più alto di famiglie in povertà. I dati sull’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione sono molto preoccupanti: nel 2017 i giovani tra 18 e i 24 anni che avevano conseguito solo il diploma di licenza media e non stavano frequentando nessun altro corso scolastico/formativo erano il 14%, ma con punte del 21,2% in Sardegna, del 20,9% in Sicilia e del 19,1% in Campania.
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