ANCE: l’auspicio che il Governo sblocchi davvero i cantieri
«Il compromesso raggiunto – continua Cavallin – naturalmente non risolve tutti i problemi ma, se non ci saranno ulteriori sorprese nell’iter di conversione, consente almeno di migliorare un testo, che presentava non poche lacune importanti. Come costruttori abbiamo fortemente contestato l’idea, circolata negli ultimi giorni, di una generalizzata “sospensione” del Codice degli Appalti, anche se continuiamo a pensare che questo Codice sia inadeguato a disciplinare efficacemente il nostro settore. Prima ancora che le singole norme ed i singoli istituti, quello, che come categoria ci interessa, è arrivare ad un processo decisionale snello, che trasformi rapidamente i finanziamenti in apertura di cantieri, nonchè ad un sistema di aggiudicazione semplice e trasparente».
«Nella direzione dello snellimento va, per esempio, l’opportuno ripristino della soglia del milione di euro per gli affidamenti mediante procedura negoziata (sempre con gara ufficiosa) e che dovrebbe essere il taglio di appalti di più diretto interesse per le imprese del territorio veneziano».
«Rimangono però – continua il presidente di ANCE Venezia – alcuni nodi irrisolti, primo tra tutti quello del subappalto, che in Italia continua ad essere demonizzato e quindi limitato come la fonte di ogni malaffare (corruzione, infiltrazioni mafiose, lavoro nero), nonostante la Comunità Europea abbia avviato una procedura contro il nostro Paese proprio per la sua normativa, che pone troppi vincoli al subappalto, ritenuto altresì libera esplicazione dell’attività di impresa. Oggi la percentuale di lavori subappaltabili è stata diminuita dal 50% al 40%, come se questi dieci punti percentuali in meno dessero una maggiore garanzia».
«Sul punto vorremmo anche tranquillizzare gli amici del sindacato, che nelle scorse settimane avevano sollevato vibrate preoccupazioni contro lo sblocca-cantieri, dal quale sarebbero derivati “più corruzione, illegalità, sfruttamento, discrezionalità, meno qualità, sicurezza, occupazione, investimenti, sviluppo”. Se solo avessero letto il testo del decreto, avrebbero visto che molte delle loro preoccupazioni non hanno il minimo fondamento normativo, compresa quella riguardante la presunta “cancellazione dell’Autorità Nazionale anticorruzione”, che evidentemente è stata collocata in un comma molto nascosto, se è sfuggito a tutti i commentatori e ai più attenti cultori della materia dei lavori pubblici!»
«Attendiamo ora – conclude Ugo Cavallin – la definitiva conversione in legge del decreto, sperando che le nuove norme servano a fare chiarezza e a dare quelle certezze, di cui imprese e pubbliche amministrazioni hanno grande bisogno».
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