I “Carmina Burana” di Orff con il Coro del Teatro La Fenice
Lavoro teatrale su testi medievali, i Carmina Burana di Carl Orff (1895-1982) fanno parte del trittico, composto in tempi diversi, che comprende anche i Catulli Carmina e il Trionfo d’Afrodite. Di fatto non si basano su una vera e propria trama, essendo quest’opera una cantata scenica fatta, come recita il sottotitolo, di «canzoni profane per cantori e cori da eseguire col sussidio di strumenti e immagini magiche».
Orff rinnegò tutte le composizioni precedenti, affermando che il suo catalogo dovesse iniziare proprio dai Carmina Burana, che andarono in scena con successo a Francoforte nel 1937. Dopo quella prima esecuzione dichiarò al suo editore: «Tutto ciò che ho scritto finora e che sfortunatamente Lei ha pubblicato è solo buono per essere mandato al macero». In effetti, Orff aveva trovato solo allora la sua strada, che lo portò a scrivere quasi esclusivamente per il teatro musicale. Il musicista tedesco ritenne dunque di aver raggiunto uno stile personalmente definito, caratterizzato da un’ossessiva insistenza ritmica, da una scandita e stentorea declamazione e da un primitivismo espressivo.
Oltre a una tensione oggettiva dei materiali sonori, nei Carmina Burana vi è anche un’affascinante ricerca di arcaismi strumentali e vocali, reminiscenze gregoriane e trasparenti soluzioni timbriche. Orff inaugurò una sorta di «stile sinfonico per coro» attingendo ai testi di un canzoniere compilato nel tredicesimo secolo nel monastero di Benediktbeueren in Baviera. Vi si ritrovano un gran numero di canzoni goliardiche, in latino, francese e tedesco, perlopiù anonime. Sebbene gli amanuensi che hanno redatto il codice Beuren non abbiamo quasi mai riportato gli autori dei lavori trascritti, si possono fare almeno alcuni nomi di poeti: Pierre de Blois, Walter de Chàtillon, Hugo d’Orléans, Neidhart von Reuental e l’Archipoeta di Colonia. I testi, anche licenziosi, sono d’argomento amoroso, religioso, morale e satirico, un documento comunque prezioso per conoscere una diversa cultura e un diverso modo di concepire la vita. Orff, interpretandone anche la notazione neumatica, ne trasse un’opera arcaico-moderna che alterna oasi di pace a momenti di assordante e percussiva sonorità. Magistrale indubbiamente il trattamento delle voci femminili che tra canzoni bacchiche e di caccia si muovono nel registro più acuto.
Dei Carmina Burana esistono diverse versioni: per banda, piccola orchestra, orchestra da camera. Tutte autorizzate dall’autore, sempre favorevole alla diffusione di quella che considerava la sua prima e fondamentale opera.
Come di consueto, il concerto di domenica 9 giugno sarà preceduto da un incontro a ingresso libero con il musicologo Roberto Mori, che dalle 19.20 alle ore 19.40 illustrerà il programma musicale nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice.
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