L’economia veneta non ha fiducia in un futuro migliore
Soprattutto, nel rapporto appena presentato dai tecnici, allarme rosso per l’economia veneta scatta per gli investimenti per i quali si prevede un crollo pari al -8%, sintomo di una profonda caduta di fiducia dell’imprenditoria regionale nelle prospettive future. Colpa certamente del contesto generale del mercato mondiale e l’acuirsi delle tensioni in primo luogo tra USA e Cina. La guerra dei dazi avviata dall’amministrazione Trump, che minaccia di estendersi anche da altri Paesi senza nemmeno escludere l’Europa, si coniuga così con il rallentamento della crescita cinese e, fondamentale per il Veneto, il freno tirato per la produzione in Germania, primo mercato per l’export nazionale e veneto.
Però le imprese venete hanno guadagnato in stabilità ed hanno una maggiore disponibilità liquida
Volendo cogliere qualche elemento confortante per il Veneto tra i dati elaborati dalla Banca d’Italia, si può notare che, sia pur debolmente sembrerebbe tornare a crescere il settore edile, da sempre considerato ‘volano’ per le molte interazioni con il sistema produttivo. A Rimetterlo in moto sarebbero soprattutto le attività delle ristrutturazioni, sostenute dagli incentivi nazionali e regionali.
Altro dato in un qualche modo confortante è quello relativo alla solidità delle imprese venete che oggi appaiono meno vulnerabili di quanto non le avessero rese gli anni di crisi: l’autofinanziamento ha rafforzato il patrimonio generale delle aziende che oggi possono contare su di una maggiore liquidità disponibile. Immediata conseguenza è quellache calano del -4% le aziende classificate dalle banche come rischiore per il credito, mentre cresce del +5% il numero di quelle che hanno un rating di affidabilità.