Artigiani: lo sconto per ecobonus distorce la concorrenza
Inizia così la lettera, a firma dei sette presidenti provinciali (Claudia Scarzanella, Belluno; Roberto Boschetto, Padova; Marco Campion, Polesine; Vendemiano Sartor, Marca Trevigiana; Salvatore Mazzocca, Città Metropolitana di Venezia; Agostino Bonomo, Vicenza; Andrea Bissoli, Verona) indirizzata ai 73, tra onorevoli e senatori, eletti in Veneto per sollecitare una loro azione bi-partisan sulla recente vicenda della disciplina sull’ecobonus.
Nella lettera si giudica “buona” l’idea di rilanciare il risparmio energetico e gli interventi antisismici con lo sconto in fattura; ma “cattiva” l’esecuzione che vuole il piccolo imprenditore essere anche bancomat, per l’anticipo dello sconto. “Tra le tante soluzioni possibili – scrivono i sette presidenti – è stata scelta la peggiore, premiando l’intermediazione con i relativi costi che ricadono sul cittadino e sulla piccola impresa, anziché il lavoro professionale vero ed il rapporto tra comunità ed imprese. Vi chiediamo di ascoltare le imprese e la loro rappresentanza e di modificare quanto prima la norma. Noi siamo a vostra disposizione!”.
Dopo quattro anni lo sconto diventa per l’impresa artigiana non più conveniente anzi un danno economico
«Questa forte presa di posizione – afferma Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Imprese Veneto – si basa sulla consapevolezza della profonda distorsione della concorrenza introdotta dalla norma a danno di 52.600 imprese artigiane venete edili, dell’installazione di impianti e dei serramenti (in legno e in metallo) pari al 41% di tutto l’artigianato regionale. Fermiamo questo paradosso di norme nominalmente orientate alla “crescita” che, invece di sostenere le piccole imprese private delle costruzioni rischiano di generare ulteriori spazi di rendita di posizione a grandi imprese a capitale pubblico».
In Veneto il mercato sostenuto dall’ecobonus ammonta, nel 2018 da fonte ENEA, a 541 milioni € di investimenti, pari al 16,3% dei 3.331 milioni a livello nazionale, e 42mila interventi. Nell’ultimo quinquennio queste cifre diventano oltre 2 miliardi di investimenti e 215mila interventi. La distribuzione per tipologia rileva il 31,4% riferito ai serramenti, il 24% a pareti verticali, il 15,4% a pareti orizzontali, il 12,6% alle caldaie a condensazione, il 7,4% a pompe di calore, il 4% a schermature solari, l’1,1% al solare termico e lo 0,75% a Impianti a Biomassa. Secondo uno studio elaborato dall’ufficio studi della federazione, nell’ipotesi in cui gli interventi per efficienza energetica pesino per il 50% del fatturato aziendale, la norma, dal 4° anno, mette fuori mercato la nostra impresa tipo. Nei primi 3 anni lo sconto praticato ai clienti rimane inferiore alle somme versate all’Erario – imposte su reddito, ritenute dei dipendenti, contributi, Irap e Iva – consentendone il completo recupero da parte dell’impresa, ma dal 4° questa condizione non si avvera più e l’impresa è costretta, per quell’anno, a rinunciare alla gran parte degli interventi incentivati, nel 5° la rinuncia per incapienza è totale. Nell’arco dell’intero quinquennio è del 37% la riduzione del fatturato sul segmento interessato dalle detrazioni fiscali per riqualificazione energetica.