Appello degli artigiani per il riciclo dei rifiuti in Italia
Alcuni esempi sono davvero allarmanti. C’è il caso dei rifiuti inerti da costruzioni e demolizioni che riscontrano problemi nel riutilizzo per produrre aggregati riciclati; quello dello stop dell’utilizzo degli pneumatici fuori uso per realizzare fondi stradali, pannelli insonorizzati o elementi d’arredo urbano; il fermo al riciclo dei rifiuti da spazzamento stradale e conseguente recupero di sabbia, ghiaino e ghiaietto; o delle Apparecchiature Elettriche Elettroniche (RAEE) le cui singole parti non possono più essere riutilizzate o riparate con l’utilizzo di altre parti per rigenerare gli elettrodomestici.
«Siamo preoccupati per le ricadute sull’ambiente e sui costi di gestione dei rifiuti per famiglie e imprese – commenta il presidente di Confartigianato Imprese Veneto, Agostino Bonomo – Quello dell’economia circolare è un tema di stringente attualità sul quale anche le imprese si interrogano trovando, da un lato soluzioni davvero inedite di gestione dei rifiuti, dall’altro un nuovo mercato grazie ai prodotti che nascono proprio dal riciclo. Per non parlare degli impegni economici e degli investimenti nelle nuove tecnologie che per la gestione di tutto questo».
Chi fa la raccolta differenziata deve aver la possibilità di riqualificare come risorsa quel che raccoglie
Bastano alcuni dati di Eurostat per capire la portata della questione: l’economia circolare in Italia realizza un fatturato di 55,8 miliardi di euro e un valore aggiunto di 18 miliardi, pari all’1,1% del PIL; le attività di riciclo, riuso e riparazione sviluppano 2,2 miliardi di euro di investimenti e un’occupazione di oltre mezzo milione di addetti. L’Italia è al primo posto tra i maggiori paesi europei per quota di occupati nell’economia circolare, pari al 2,1% degli occupati di tutti i settori (1,7% la media Ue), cifra che arriva al 75,9% nelle piccole e medie imprese. Ancora, negli ultimi 4 anni quasi il 20% delle imprese ha effettuati investimenti green per minor impatto ambientale e maggior risparmio energetico; mentre sale al 46,6 (ovvero una azienda su due) la percentuale delle imprese che ha adottato o lo farà nell’imminente futuro, soluzioni specifiche di economia circolare.
«Questo quadro normativo – aggiunge Bonomo – limita diverse attività di riciclo di rifiuti di origine sia urbana che industriale e la realizzazione di nuove attività e impianti. La raccolta differenziata è una precondizione per gestire in modo virtuoso i rifiuti attraverso il loro corretto conferimento verso impianti preposti al riciclo. Ma non basta. I siti di recupero devono essere autorizzati a far cessare la qualifica di rifiuto (End of waste) in modo che dopo il trattamento restituiscano prodotti, materiali e oggetti destinati al mercato».
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