UE: per incompatibilità finanziaria, bocciati due commissari
In conseguenza a tale determinazioine, il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, ha inviato due lettere alla Presidente eletta della Commissione Europea Ursula von der Leyen per informarla e per spiegare che fino a quando la Presidente eletta von der Leyen non avrà comunicato al Parlamento le misure che intende adottare, le audizioni dei commissari designati rumeni e ungheresi saranno sospese.
«In commissione – relaziona l’eurodeputata Aubry – abbiamo votato esattamente su quello su cui abbiamo votato la settimana scorsa, cosa che è un problema, perché ci è stato chiesto di votare per una seconda volta esattamente sulla stessa cosa. Ci sono state delle pressioni, ma ciò nonostante abbiamo votato molto chiaramente che i due commissari designati, Rovana Plumb e Laszlo Trocsanyi, hanno conflitti di interesse che non possono essere risolti e quindi non possono esercitare le loro funzioni come commissari». Come aggiunge il Presidente Sassoli nelle sue lettere, l’incompatibilità dei due commissari sarebbe stata accertata “sulla base di conflitti interesse rilevati nel corso dell’esame delle loro dichiarazioni di interessi finanziari”.
Il proposto commissario ungherese ha annunciato di non voler accogliere il giudizio espresso dalla ‘Juri’
Trocsanyi non ha accettato il verdetto e annuncia che potrebbe fare ricorso. «È con grande costernazione – scrive in un comunicato – che apprendo la decisione della commissione Giuridica del Parlamento Europeo presa oggi. La patente ingiustizia, la mancanza di trasparenza, la chiara e deliberata violazione delle regole del diritto e della procedura nonché il mancato rispetto dei principi basilari della democrazia mi ricordano un’epoca che pensavo fosse finita. Non è solo l’avvocato e il pensatore che viene colpito, ma anche l’individuo. La decisione in questione è una collezione di menzogne, di collegamenti sbagliati e di confusioni tendenziose. Quando un giurista viene danneggiato, non ha altra scelta se non considerare di cercare riparazione davanti alla Corte di Giustizia competente».