Riciclare la carta è oggi un’attività in perdita (per tutti)
In Italia ogni anno si producono oltre 6,6 milioni di tonnellate di carta da macero, circa metà da rifiuti urbani e metà da attività commerciali e industriali. Circa 4,8 milioni di tonnellate della carta in uscita dagli impianti di recupero/riciclo è destinata alle cartiere italiane, mentre i quasi 2 milioni restanti entrano a far parte di quel surplus europeo che ammonta a circa 9 milioni di materia prima seconda destinata all’esportazione, principalmente verso i Paesi dell’Estremo Oriente. Ora però i Paesi emergenti, come Indonesia e India, stanno ostacolando le importazioni di questi materiali dall’occidente. Si aggiunga a ciò la guerra dei dazi tra Cina e America: i cinesi, anche prima del ‘coronavirus’, hanno di fatto chiuso le esportazioni e i prezzi sono crollati, per il cartone riciclato, ad esempio, anche del 90%!
In questa situazione di crisi globale del mercato, Unirima (Unione nazionale delle imprese di recupero e riciclo maceri) denuncia il rischio che il comparto finisca "schiacciato sia per la perdita di importanti quote di mercato, a causa dei sempre più frequenti casi di assimilazione di rifiuti speciali ai rifiuti urbani (spostamento della gestione dei flussi di rifiuti speciali con costi a carico del produttore verso gli urbani che ricevono i corrispettivi dei consorzi di filiera del Conai), sia per il rischio, sempre più concreto, di blocco totale degli impianti per mancanza di sbocco al materiale in uscita, a cui si aggiungono bilanci pesantemente intaccati con imprese che hanno già chiuso o sono sul punto di farlo con la conseguente perdita di migliaia posti di lavoro".