FATTURATO ZERO: NEGOZI DI ABBIGLIAMENTO A RISCHIO ESTINZIONE
«Stiamo pagando un prezzo altissimo: infatti – continua Gabriel – i negozi di abbigliamento, calzature ed accessori ordinano all'industria, un anno prima, i capi da vendere. Quelli per la campagna vendite primavera-estate 2020 sono stati consegnati fra gennaio e febbraio e bisogna pagarli con scadenze marzo-aprile-maggio. Dove troviamo i soldi se ci è stata imposta la chiusura e non incassiamo nulla? Il Governo deve sollevarci, con un atto politico come una legge speciale, dai vincoli verso i fornitori; ci deve aiutare, perché queste merci le potremmo semmai svendere, chissà quando e se ci riusciamo. Se la situazione perdura per diversi mesi, mica possiamo vendere le merci estive nel prossimo inverno!».
A preoccupare i dettaglianti del settore, che in pochi giorni hanno visto dissolversi non solo la stagione estiva ma probabilmente anche quella autunnale, sono i crediti vantati dai fornitori a fronte di ordini a suo tempo fatti ed i canoni di locazione per negozi vuoti, causa la serrata imposta dalle doverose misure di contenimento del contagio. «Voglio assicurare i colleghi – spiega il presiente Gabriel – che in questi giorni vivono preoccupazione e sconforto, che la nostra Federazione sta impegnandosi, perché siano accolte le richieste di misure specifiche e straordinarie, che consentano di sospendere o almeno rinegoziare i contratti di locazione degli immobili e quelli con i fornitori dei capi, oltre alle obbligazioni legate ad utenze e adempimenti amministrativi. Si tratta di interventi legislativi senza precedenti – osserva il presidente veneto di Federazione Moda Italia – Sono misure che necessitano, in alcuni casi, stante la vigenza in materia di principi di diritto comunitario, di ricevere il nullaosta da parte dell’Unione Europea e, per quanto concerne molti contratti con fornitori stranieri, di eccezioni allo stesso diritto internazionale privato: obiettivi tutt’altro che semplici e scontati. Tuttavia riteniamo, insieme a Confcommercio, di dover tentare tutto il possibile presso le autorità preposte per conseguire i risultati necessari ad evitare l’estinzione di una parte vitale delle nostre città con 114.813 punti vendita e 313.000 addetti».
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