Sul web la rivolta “social” di spazzole, forbici e limette
«Abbiamo chiesto a colleghi e clienti – spiegano Tiziana Chiorboli e Valeria Ferron rispettivamente presidenti dell’acconciatura e dell’estetica di Confartigianato Veneto – di condividere il più possibile il banner della nostra campagna, abbiamo proposto inoltre di stampare il volantino e farsi un selfie a casa, davanti al negozio oppure al suo interno, postando la foto sui social con l’hashtag #Dateciunfuturo”. Una rivolta nel pieno rispetto del distanziamento sociale e delle regole di uscita da casa per continuare la pressione verso il Governo per una nostra rapida apertura. Un ulteriore mese di chiusura non è economicamente sopportabile dalle nostre imprese che rischiano di dover “deporre” spazzole, forbici, limette e tutto il resto dell’attrezzatura».
L’incomprensibile ed inaccettabile decisione del Governo di rinviare al 1° giugno la riapertura di acconciatori e centri estetici, amplia le perdite di fatturato delle imprese regolari a cui si sommano gli effetti della concorrenza sleale del sommerso. Nel settore dei servizi alla persona e attività artistiche e di intrattenimento, nel quale sono ricompresi gli acconciatori e istituti di estetica, il tasso di irregolarità del lavoro è del 26,3%.
Il mancato inserimento del settore dell’acconciatura ed estetica nell’allegato 3 del Dpcm dello scorso 26 aprile aggrava il già pesante bilancio delle perdite: quella legata alla chiusura prolungata fino al 1° di giugno è pari a 130 milioni di euro per le 11.961 aziende artigiane del Veneto ed i loro 25mila addetti, il 26,5% del fatturato annuo! Le potenziali ripercussioni sull’occupazione sono pesanti: i mancati ricavi, infatti, mettono a rischio il lavoro di 7 mila addetti del settore.
«Così non è possibile garantire la sopravvivenza delle nostre imprese e pertanto, - concludono le due Presidenti- auspichiamo che il Governo, in considerazione delle esigenze, adotti a brevissimo strumenti normativi adeguati a tutelare il tessuto socio-economico del nostro Paese e finalizzati a una rapida ripresa in sicurezza di tutte le attività economiche, con conseguente superamento del concetto di pericolosità sulla base della classificazione ATECO delle attività».
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