L’homo sapiens europeo più antico abitava una grotta bulgara
La grotta di Bacho Kiro, che si trova a pochi chilometri dalla piccola città bulgara di Dryanovo, ai piedi dei Monti Balcani, è un luogo paleontologico di notevole importanza già noto fin dalla fine degli anni Trenta del secolo scorso. Nel 2015 si è deciso di effettuare nuovi scavi sotto la guida dell’Istituto Nazionale Archeologico Bulgaro e del Max Planck Institute: la ricerca ha portato alla luce, negli strati archeologici corrispondenti alla fase iniziale del Paleolitico superiore, un dente e cinque frammenti ossei che appartengono ad esemplari di Homo sapiens.
L’analisi sui reperti umani è stata realizzata dal gruppo di lavoro della professoressa Sahra Talamo dell’Università di Bologna e dal quello di Lukas Wacker dell’ETH di Zurigo (Svizzera) utilizzando un nuovo approccio per le datazioni al radiocarbonio che ha permesso di ottenere un’altissima precisione. E per uno dei sei fossili esaminati, l’analisi ha restituito una datazione corrispondente ad oltre 45.000 anni fa. Spiega Talamo: «L’analisi al radiocarbonio conferma che questi fossili risalgono alla fase iniziale del Paleolitico superiore e rappresentano quindi la più antica testimonianza diretta della presenza della nostra specie in Europa». Per quel che riguarda i manufatti scoperti, sottolinea Talamo: «Si tratta di oggetti in osso e avorio che sono sorprendentemente simili a quelli prodotti dai neandertaliani nella fase precedente alla loro estinzione, venuti alla luce nella Grotte du Renne, in Francia. Questa similitudine porta a sostenere l’ipotesi secondo cui i Neandertaliani che vissero in Francia ebbero incontri ravvicinati con i primi gruppi di Homo sapiens arrivati in Europa».