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Per l’artigiano veneto tutto il 2021 sarà anno di sofferenza

18/08/2020
Per l’artigiano veneto tutto il 2021 sarà anno di sofferenzaPer tornare a livelli pre Covid bisognerà aspettare la fine del 2021: così si è espressa la metà dei 1.500 imprenditori intervistati per il report della Confartigianato Imprese Veneto sulla recessione realizzato a due mesi e mezzo dall’uscita dal lockdown.
Numeri che restituiscono una fotografia di un artigianato Veneto colpito al cuore (il 51,3% delle aziende ha perso più del 25% del fatturato), che vorrebbe ripartire, ma in questo momento è concentrato a resistere (il 76,2% dichiara che il suo obiettivo principale è la continuità aziendale).
In questo momento di incertezza gli imprenditori hanno una sola certezza: il 75,2% dei rispondenti pensano solo a dare continuità all’azienda. Pochi pensano a fare grandi innovazioni e cambiamenti: per il 10,9% l’obiettivo principale è l’individuazione di nuovi processi organizzativi che permettano una riduzione dei costi aziendali, mentre per il 6,9% è necessario ricercare nuovi spazi e canali di commercializzazione del prodotto/servizio. Infine per il 6,1% è prioritario lo sviluppo di nuovi prodotti e/o sevizi.



Fare previsioni è per tutti difficile e gli investimenti restano così al palo: un imprenditore su due ha congelato quanto programmato o rinunciato definitivamente. Il presidente di Confartigianato Imprese Veneto, Agostino Bonomo, lancia l’appello: non basta solamente incentivare l’occupazione in questo momento (il 63,2% afferma che non assumerà comunque anche a fronte di incentivi), ma è necessario sostenere gli investimenti (bloccati o non programmati per il 78,1% degli imprenditori) che portano in dote nuova occupazione.
«Bisogna evitare il rischio ripiegamento e che l’attendismo diventi stagnazione – sostiene Bonomo – Positivi il sostegno alla cassa integrazione e la decontribuzione, ma gli effetti positivi si vedono dove ci sono prospettive di rilancio del mercato come nel caso delle costruzioni. Fondamentale dunque la politica di rilancio del green new deal, investimenti su tecnologie digitali, nonché l’attenzione per processi di reshoring in modo da attivare segnali di crescita della domanda. Su tutto pesa poi l’incertezza di una ripresa dell’emergenza sanitaria per la quale le MPI si attendono una strategia di Governo preventiva che eviti il ricorso a blocchi generalizzati».

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