Convegno “Flavescenza dorata e il legno nero”
La “Flavescenza dorata” è una malattia che non lascia scampo alle viti e che a metà degli anni 80 causò la distruzione di oltre mille ettari di vigneto solo nella Provincia di Vicenza: garganega, cabernet franc, chardonnay, presentavano foglie accartocciate, tralci verdi e gommosi, grappoli seccati. L’unico modo per salvare i vigneti fu eliminare e distruggere le piante colpite dalla malattia.
Il fitoplasma della Flavescenza dorata, chiamata anche “giallume della vite” fu studiato dall’equipe vicentina composta dal professor Rui, Pizzoli e Torresin. Furono fatte ricerche, prelievi, analisi. Alla fine si scoprì il vettore responsabile dell’epidemia, la cicalina Scaphoideus titanus, che nutrendosi su piante infette assumeva il citoplasma e alimentandosi successivamente su piante sane ve lo iniettava, diffondendo così la malattia. E in collaborazione con l’Università di Milano si misero a punto i primi trattamenti preventivi, poi divenuti obbligatori con il Decreto Ministeriale del 31 Maggio 2000.
La lotta contro la cicalina Scaphoideus titanus ha avuto l’effetto di limitare la diffusione della Flavescenza. Ma mentre la Flavescenza diminuisce un’altra malattia causata da citoplasmi risulta in crescita: il “legno nero”, una forma che presenta sintomi assai simili a quelli della Flavescenza, ma che a differenza di questa è trasmessa da un insetto ospite solo occasionale della vite, che non vive solo su di essa ma anche su altre numerose specie erbacee spontanee presenti nel vigneto o nelle sue vicinanze. Circa il 15% della viticoltura veneta è interessato da fenomeni di “legno nero”. Non esistono prodotti chimici in grado di curare in maniera diretta questa malattia: ad oggi l'unico tipo di lotta possibile è la prevenzione.