Covid: il piccolo Comune non può garantire i servizi minimi
L’analisi ha definito sei categorie di servizi di prima necessità: negozi alimentari; tabaccherie, edicole e cartolerie; farmacie e parafarmacie; sportelli bancari; uffici postali; scuole. Più scarsa è la presenza di queste attività e più basso è il valore dell’indicatore complessivo. I risultati evidenziano come siano soprattutto i piccoli Comuni montani quelli con le maggiori carenze in termini di dotazione di servizi essenziali. Nel complesso, in Veneto, ci sono ben 80 Comuni senza uno sportello bancario; 48 privi di edicole e tabaccherie; 14 senza una farmacia; 12 sprovvisti di negozi di alimentari; 12 senza scuole. Si tratta di piccolissime località, con meno di 1.000 abitanti, i cui residenti sono costretti a frequenti spostamenti “in deroga”, per poter accedere almeno ai servizi essenziali.
«Nonostante la zona arancione – spiega Antonio Simeoni, vice presidente della Fondazione Think Tank Nord Est – a beneficio di chi vive nelle piccole località sono giustamente state introdotte delle deroghe, la cui necessità, tuttavia, certifica che questi Municipi sono un modello non più sostenibile. Governo e Regione dovrebbero sostenere le aggregazioni tra i piccoli Comuni, con l’obiettivo di migliorare i servizi e garantire maggiori opportunità alle aree periferiche. Si tratta di una riforma fondamentale che non vuole cancellare la storia dei luoghi, ma ridefinire un assetto istituzionale del territorio più efficiente».