Questo sito utilizza cookies di terze parti per la condivisione degli articoli    accetta rifiuta Informativa

Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

Agenzia giornalistica, radiotelevisiva e di comunicazione

FRA CANTO E DANZA HÄNDEL CONQUISTA VENEZIA

05/06/2023
Il gran problema di come mettere in scena un oratorio, cioè una forma musicale che alla rappresentazione teatrale non è destinata, può essere risolto in un solo modo: cioè assecondando la musica, che anche nell’opera, ma nell’oratorio con ancora maggiore evidenza, costituisce la fonte a la sostanza della drammaturgia.
Ciò vale anche per l’oratorio presentato in un nuovo allestimento per la prima volta a Venezia, per la precisione al Teatro Malibran, cioè “Il trionfo del Tempo e del Disinganno”. È il primo musicato da Händel, che vi effonde a piene mani e con larga prodigalità i frutti del suo precoce genio di artista ventiduenne. Ciò che è statico nel libretto, infatti, dovuto alla penna del cardinale romano Benedetto Pamphilj, si trasfigura e diventa dinamico, agitato, contrastato, grazie alla musica. Si tratta solo di ascoltarla e non solo con le orecchie ma anche col cuore, di seguirla, di accompagnarla, come fa, con ottimi esiti, il coreografo di Tokio Saburo Teshigawara, responsabile dell’intera messinscena per regia, scene, costumi, disegno luci e, naturalmente, coreografia.

Teshigawara non fa nulla di eclatante, non inventa stranezze per la soddisfazione di scandalizzare il pubblico e di ottenere un briciolo di attenzione in più dai media. Si limita all’essenziale, cioè ad ascoltare la musica e a darle corpo, fisicità e movimento, attraverso le coreografie realizzate da quattro ballerini, fra cui egli stesso. I ballerini non sono dei doppi dei solisti vocali, come si vede fin troppo spesso sui palcoscenici dei teatri d’opera talvolta per riempire un vuoto di idee, ma dei protagonisti che prestano braccia e gambe alla musica per aiutarla ad esprimersi in forma teatrale.
Tutta la messinscena, quindi, consiste: delle coreografie, che rappresentano in maniera appropriata e senza forzature la drammaturgia musicale; di un palcoscenico completamente nero, illuminato con misura ed efficacia dalle luci puntate soprattutto sui solisti vocali; degli eleganti costumi in stile allusivamente neoclassico, chiari per i due personaggi spensierati, Bellezza e Piacere, scuri per gli austeri Tempo e Disinganno; infine, di una cornice cubica composta da quattro elementi.
Il regista spiega la presenza dominante di questa figura geometrica con la simmetria del quattro: quattro facce per quattro personaggi, quattro interpreti vocali, quattro ballerini. Un equilibrio fra musica e danza, quello che viene così cercato da Teshigawara, che potrebbe essere trasferito su di un altro piano, esistenziale o se si vuole filosofico, a definire la relazione intercorrente fra le quattro figure allegoriche protagoniste dell’oratorio.

Queste appaiono fra loro complementari, nel senso che ognuna è necessaria alle altre per comporre nell’essere umano quell’armonia che, sul palcoscenico, viene cercata fra suono e movimento. Vale a dire: la Bellezza, senza il Piacere che ne deriva, sarebbe solo un’algida astrazione, mentre il Piacere, senza la Bellezza, resterebbe senza ragione e quindi senza significato. Ad entrambi, poi, viene posto un limite ad opera del Tempo e del Disinganno, che richiamano l’essere umano alla realtà della sua natura provvisoria e mortale perché ne prenda atto e, all’interno di essa, trovi una ragione di vita solida e non effimera.
In questi termini, non lontani dalla concezione registica, si alleggerisce anche il pesante e pedante moralismo del libretto, nel quale Bellezza, a lungo circuita e condizionata da Piacere, si lascia convincere da Tempo e da Disinganno della caducità delle gioie puramente umane e, nel nome della verità, decide di votarsi alla penitenza.
In effetti, lo stesso regista afferma che l’intervento di Tempo e Disinganno su Bellezza va interpretato come un avvertimento, un richiamo rivolto a tutti, dalla “valenza molto positiva, perché ti permette di trovare il giusto modo di vivere”, aggiungendo che “questa storia ci parla dei nostri limiti, che non possiamo oltrepassare o superare”.
Ma alla fine ciò che conta è che la messinscena è pienamente soddisfacente, ricca di eleganza e di misura, in ammirevole sintonia con la musica di Händel. Si può desiderare di più?

La parte musicale, che, anche a dispetto delle mode, rimane la più importante, la determinante nel segnare la riuscita di uno spettacolo di teatro in musica, è affidata alle solide e affidabili mani del maestro Andrea Marcon, che concerta e dirige con l’esperienza e la competenza che gli sono riconosciute in questo repertorio.
Certo, questa musica è talmente bella che talvolta rimane la sensazione che l’esecuzione non ne esaurisca tutta la ricchezza melodica, ma rimanga ancora qualcosa da esprimere, da comunicare; come un mistero che si svela solo in parte e custodisce ancora qualche meraviglia che sarà comunicata in altra occasione, chissà dove e chissà quando. Ma questa impressione non dipende dal maestro Marcon, grazie al quale e all’encomiabile apporto dell’Orchestra del Teatro La Fenice, la musica di Händel, dalle “linee melodiche profondamente ispirate”, ci viene restituita in tutta la sua “bellezza struggente” (le espressioni fra virgolette, ovviamente centratissime, sono dello stesso maestro).

Nel cast emergono la Bellezza del soprano Silvia Frigato, dalla vocalità luminosa, adamantina e stilisticamente inappuntabile, seppure talvolta un po’ carente di corpo rispetto alle esigenze della parte, e il Tempo del tenore polacco Krystian Adam, che arricchisce il personaggio di un’insolita carica drammatica e di un fraseggio particolarmente espressivo grazie anche alla perfetta dizione italiana, pur senza allontanarsi mai dalla pertinenza stilistica richiesta.
Meritano pieno apprezzamento per la musicalità e la preparazione anche il Piacere del mezzosoprano Giuseppina Bridelli, dallo strumento sonoro ma penalizzato da alcune asprezze, migliorabili attraverso un’emissione più raccolta e morbida, e il Disinganno del contralto Valeria Girardello, che, al contrario, esibisce un timbro gradevolmente morbido ed omogeneo, che però, in alcuni momenti, suona leggermente ovattato e bisognoso di una maggiore risonanza.

Alla pomeridiana di sabato 3 giugno successo calorosissimo, quasi entusiasta, diviso equamente fra tutti gli artefici dello spettacolo, compreso il regista.

Adolfo Andrighetti

Asterisco Informazioni
di Fabrizio Stelluto
P.I. 02954650277


e-mail:
info@asterisconet.it
redazione@asterisconet.it
telefono:
+39 041 5952 495
+39 041 5952 438
fax:
+39 041 5959 224
uffici:
via Elsa Morante 5/6
30020 Marcon (Ve)
Cartina

Questo sito è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell'art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: "Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione".
La pubblicazione degli scritti è subordinata all'insidacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito.
Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al sito, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

  • Asterisco Informazioni
  • Direttore:
    Fabrizio Stelluto
  • Caporedattore
    Cristina De Rossi
  • Webmaster
    Eros Zabeo
  • Sede:
    via Elsa Morante, 5/6
    30020 Marcon
    Venezia
  • Informativa cookies