Non si difendono i boschi rinunciando all’albero di Natale
Le aziende sono generalmente di piccole dimensioni e sono diffuse sull’intero territorio nazionale, con un’alta concentrazione nel Cosentino e nel Padovano. Si tratta un segmento molto specializzato del vivaismo – aggiunge Confagricoltura – e che sta attraversando un momento non facile. I dati evidenziano, negli ultimi anni, una sostanziale flessione nei consumi. Nel 2002 le piante prodotte in Italia erano più di 6 milioni.
Insomma, l’antica tradizione dell’albero di Natale, dettata da leggende mitteleuropee e nordiche per celebrare la sera del solstizio d'inverno, la notte più lunga dell'anno, e che si è diffusa poi in tutto il mondo, può essere mantenuta, nel rispetto dell’ambiente e del patrimonio boschivo.
“Il problema della salvaguardia delle superfici boscate – dice Pierluigi Nichetti – presidente della Federazione nazionale dei boschi di Confagricoltura – va considerato in un’ottica più ampia. Senza soffermarsi su aspetti inconsistenti, come quello degli abeti natalizi, bensì prodigandosi per contrastare la difesa dagli incendi boschivi, che ogni anno distruggono milioni di piante; per contrastare la crescente e preoccupante moria dei boschi a causa dell’inquinamento; per creare nuove condizioni sociali per le popolazioni del terzo mondo dove ancora si distruggono ettari e ettari di foreste.”