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25.000 firme per portare cibi veneti nelle mense pubbliche

05/12/2006
366 prodotti tradizionali iscritti all’elenco del Ministero delle Politiche Agricole, 21 prodotti a marchio Dop/Igp, 38 vini Doc, Docg, Igt , più marchi riconosciuti per le carni. Tradotto in denaro, tutto questo frutta 5 miliardi di euro all’anno. E’ quanto offre l’agricoltura in Veneto, che produce frutta, latte, formaggi, carne, uova, vino e zucchero in quantità di gran lunga superiore al fabbisogno degli abitanti della regione (circa 4.650.000). Gran quantità, ma anche alta quantità e salubrità dei prodotti. Viene spontaneo domandarsi: con tutta quest’abbondanza, che bisogno c’è di rivolgersi altrove? Eppure, il Veneto è la seconda regione in Italia per importazione di prodotti agricoli dall’estero, che poi sono destinati a diventare prodotti territoriali.

E allora, per tutelare i prodotti regionali autentici, la Coldiretti Veneto ha condotto una petizione per chiedere una legge che riservi il meglio della produzione agricola locale alle mense pubbliche di asili nido, scuole di ogni ordine e grado, ospedali e residenze per anziani.

Erano sufficienti 5.000 firme; la Coldiretti ne ha raccolte 25.000. Segno che, evidentemente, la voglia di “Made in Veneto” è molto diffusa.

“Lo scopo di questa proposta di legge è duplice: tutelare sia i consumatori che le imprese” ha detto Giorgio Piazza, Presidente di Coldiretti Veneto. “Inoltre” ha continuato Piazza “chiediamo alla Regione di incentivare i ristoratori ad adottare “menù a km zero” con prodotti tipici, di stagione e soprattutto regionali, cosa che, tra l’altro, aiuterebbe a ridurre l’inquinamento atmosferico. Ad esempio” ha spiegato”una manciata di ciliegie dall’Australia, per il cenone di Natale, compie 16.000 chilometri; il boeing che le trasporta scarica 1,5 kg di anidride carbonica per ogni kg trasportato. Un peccato di gola che ci costa sette volte di più rispetto ad un prodotto locale di stagione, inquinando mille volte tanto. ”

C’è già una legge, la n. 204 del 2004, che ha introdotto l’obbligo di menzionare, sulle etichette dei prodotti, la loro provenienza. Ma, è stato detto, non basta. “Ora bisogna introdurre norme per far fronte all’invasione di cibi provenienti dall’estero che non sempre hanno la stessa qualità e sicurezza dei prodotti nostrani” ha aggiunto Piazza.

Le firme sono state consegnate al Consiglio Regionale Veneto, nelle mani del Presidente Marino Finozzi. “Questa proposta di legge ci lusinga ma allo stesso tempo ci fa assumere un ruolo di responsabilità “ ha detto Finozzi.

Un progetto di legge che ha raccolto consensi bipartisan. “L’agricoltura è stata la mia attività principale. Cerco sempre di spiegare – ma non vengo capito – che , per comprendere il livello di progresso di una società, bisogna analizzare il grado di sviluppo rurale” ha affermato Carlo Alberto Tesserin, Vicepresidente del Consiglio Regionale, appartenente alla Maggioranza. “quando la Coldiretti viene qui, in Consiglio, deve sentirsi a casa sua. Ritengo che ci siano tutte le condizioni – per questa legge – per un’approvazione in tempi molto rapidi” gli ha fatto eco Achille Variati, Vicepresidente del Consiglio Regionale, appartenente all’Opposizione.“Condivido appieno questa legge, anzi, m’impegnerò affinché venga approvata in tempi rapidi” ha detto Clodovaldo Ruffato, Presidente della Quarta Commissione – che si occupa di Agricoltura – della Regione Veneto.

Non mancano tuttavia le obiezioni: c’è chi sostiene che questa legge, la quale fissa un tetto minimo – 50 per cento – di prodotti locali da utilizzare nelle mense, possa suscitare malumori in Commissione Europea, che potrebbe vederla come limitazione alla libera circolazione dei prodotti europei. “Innanzitutto è prevista, appunto, una percentuale, non la totalità” ha precisato Finozzi “e comunque”, ha aggiunto ”la proposta di legge dovrà passare per la Commissione Europea per l’approvazione, quindi, se saranno fatte osservazioni a riguardo, ne terremo senz’altro conto”.



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