”Italia- India:quale partenariato per il futuro”
“Si tratta – ha spiegato Giuliano - di aumentare la propensione all’export delle nostre aziende e di valutare l’opportunità e la convenienza di avviare un’attività produttiva all’estero, senza necessariamente sostituire l’attività principale nel nostro Paese.”
In questo l’India è, un Paese a cui l’Italia guarda con crescente attenzione. Il suo ruolo nel panorama economico mondiale è rilevantissimo. Con un PIL a prezzi correnti di oltre 600 miliardi di euro nel 2005, è fra le maggiori economie del mondo, anche se con un reddito pro-capite molto basso (574 eur/pro capite). Dopo la Cina è il secondo Paese al mondo come numero di abitanti (1,3 miliardi di persone in Cina, poco più di un miliardo in India).
La “locomotiva” indiana viaggia oramai ad un tasso annuo di oltre l’8% di aumento del Pil (+7,2% nel 2003; +8,1% nel 2004 e +8,3% nel 2005). Di cui un quinto è rappresentato dal settore agricolo.
La bilancia commerciale tra Europa ed India è attualmente in attivo per l’Europa, con oltre 2 miliardi di eur di saldo positivo, ma per il comparto agroalimentare la bilancia è in “rosso” (oltre 1,3 miliardi di euro di passivo, costituiti quasi esclusivamente dalle importazioni dall’India, prodotti ittici e coloniali, cui fa fronte un export agroalimentare praticamente trascurabile).
Le esportazioni, d’altro canto, per quanto riguarda l’Italia, sono concentrate su due prodotti leader del nostro made in Italy agroalimentare: il vino e l’olio di oliva, che da soli rappresentano un quarto delle esportazioni italiane in India. Esportazioni peraltro in forte crescita (+25% circa sia per il vino che per l’olio).
“Per supportare le nostre imprese ad entrare in questo mercato – ha detto Giuliano - sono necessarie alcune condizioni di base, che devono essere garantite dalla sinergia di istituzioni, enti pubblici e privati, a cominciare dall’abbattimento delle barriere e degli ostacoli, magari sleali, che impediscono l’esportazione delle nostre merci.”
“Pertanto – ha continuato il vicepresidente della Confagricoltura – da un lato, vanno intensificati i rapporti diplomatico-commerciali con i Paesi Terzi; dall’altro, vanno potenziati gli strumenti ed i sostegni, anche finanziari, alle imprese. Con la partecipazione attiva delle rappresentanze del mondo imprenditoriale, sia in termini di servizi concreti alle imprese, sia di rappresentanza sindacale nei confronti di soggetti politici ed economici del nostro Paese e dell’Unione Europea.”