Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

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Pensieri preziosi 3

06/12/2006
La città di Padova, grazie alla presenza di un’alta tradizione di oreficeria artistica legata all’Istituto Statale d’Arte “Pietro Selvatico” e alle numerose esposizioni di livello internazionale organizzate dall’Assessorato alla Cultura, è oramai riconosciuta quale centro deputato a rappresentare l’Italia nell’ambito della gioielleria contemporanea europea. Dopo il successo delle precedenti rassegne, Padova ripropone al pubblico la terza edizione di Pensieri preziosi, iniziativa che vuole porre a confronto l’evoluzione del linguaggio di artisti contemporanei provenienti da scuole e paesi diversi, che operano nel campo della oreficeria artistica. Le due edizioni precedenti hanno suscitato un rilevante interesse tra estimatori, esperti, addetti ai lavori, collezionisti ma anche tra il grande pubblico che ha iniziato a conoscere e ad essere affascinato dal mondo del gioiello d’autore.

Invariata la formula del confronto, del dialogo fra opere di artisti della stessa generazione.

La prestigiosa rassegna si aprirà quindi a dicembre e quest’anno presenterà le opere di quattro artisti di fama internazionale: Daniel Kruger (Germania), Ruudt Peters (Olanda), Ramon Puig Cuyàs (Spagna) e Graziano Visintin (Italia). Sono tutti docenti rispettivamente presso, l’Università di Arti e Disegno ad Halle, la Gerrit Rietveld di Amsterdam, la scuola Massana di Barcellona e l’Istituto Statale d’Arte “Pietro Selvatico” di Padova, di cui egregiamente rappresentano tendenze formali e pensiero.

Le opere, circa una trentina per autore, saranno esposte nella prestigiosa sede dell’Oratorio di San Rocco dove oramai tradizionalmente si svolgono le mostre dedicate alla gioielleria contemporanea.

La ricerca e la sperimentazione di originali linee, di materiali innovativi e arditi, di nuovi significati caratterizza la carriera artistica di questi autori, provenienti da distinti Paesi europei, ma accomunati da un percorso formativo orientato, fin dagli albori, all’anticonformismo e alla volontà di abbandonare il cammino già segnato, per giungere a provocatorie e inaspettate soluzioni, in linea con i fermenti culturali e sociali che attraversarono l’Europa e l’America nella seconda metà del Novecento.

Pur con filosofie e linguaggi espressivi assai differenti, dettati dalla diversità di scelte personali, di vita e di pensiero, i quattro orafi partono da un identico assunto: il gioiello perde il significato originale di oggetto decorativo, di simbolo di prestigio sociale, di ricchezza e potere per appropriarsi di un ruolo più concettuale e diventare sintesi privilegiata di profonde riflessioni, di studio, emozioni, perizia tecnica e creatività. La scelta di utilizzare materiali poveri, umili, dall’aspetto dimesso, molto simili a rottami e avanzi della moderna civiltà o a tuberi e sassi incrostati di terra e salsedine, porta l’oggetto a spogliarsi della sua antica pretesa di merce preziosa, arricchendolo di altri significati e obbligando così il fruitore a porre attenzione alla forma e alle profonde motivazioni che l’hanno determinata.Gli artisti, nelle loro scelte formali, oscillano tra l’adesione alle forme pure ed essenziali della geometria, vista come armonia, eleganza, equilibrio e la più libera creatività da cui scaturiscono le più svariate forme, dagli assemblaggi di materiali eterogenei a creazioni di tipo organico che sembrano germinare, moltiplicarsi, sciogliersi e sfaldarsi, quasi vivessero di vita propria.

GLI ARTISTI

Daniel Kruger è nato nel 1951 in Sud Africa dove riceve la sua prima formazione artistica presso le Università di Stellenbosch e di Cape Town. Dal 1974 vive in Germania dove frequenta l'Akademie der bildenden Kunsten sotto l'insegnamento del Prof. Hermann Junger. Attualmente insegna gioiello e design all'University of Art and Design a Burg Giebichstein in Halle.

Artista versatile, sa muoversi con disinvoltura in più ambiti con particolare attenzione al campo del gioiello e della ceramica dove sa esprimersi con varietà di temi e ricchezza di idee.

Molteplici e diverse sono le sue fonti di ispirazione, dagli oggetti preziosi a quelli più comuni, alle immagini a stampa, ai materiali riciclati, che filtrati attraverso una conoscenza storica e antropologica danno origine a nuove forme e interpretazioni che li rendono indiscutibilmente contemporanei. Utilizza materiali grezzi, frammenti di vetro, di specchio, di madreperla, pezzi di ossidiana, cristallo di rocca infilato con cura a formare collane trattenute da regolari maglie d'argento, ma anche coralli, lapislazzuli, pietre dure fissate su fondi in ordine regolare e simmetrico, ornate da colorati fili di seta. Le sue composizioni rivelano il gusto per tutto ciò che è minuto, prezioso, intimo, una grande abilità nel creare reti di perle o di pietre e nel contrapporre, con l’utilizzo di materiali tanto diversi, il chiaro allo scuro, il fisso al mobile, il morbido al rigido in un insolito gioco di luci e colori.

Ruudt Peters è nato nel 1950 a Naaldwijk (Olanda) e ha studiato presso la Gerrit Rietveld Academie ad Amsterdam ove attualmente vive e lavora quale Direttore del Dipartimento di Gioielleria presso la Gerrit Rietveld, e a Stoccolma, presso l’Ädellab Metaldepartment Konstfack University of Arts and Crafts. Ruudt Peters crea gioielli che ad un primo momento sconcertano, stupiscono, che attraggono e respingono, oggetti che non rientrano certo nel gioiello di tradizione e che, anche nella vivace Olanda, sono segno di un’inusuale ricerca e di un’insolita quanto originale creatività.

Le sue opere, i suoi titoli rivelano un’erudizione profonda, un’attrazione forte per quanto è simbolo, mito, magia, rito e religione, aspetti che trasudano dai suoi gioielli e che ne fanno oggetti unici, ricchi di concetti, racconti, sensazioni. Pietre naturali, cristalli, paraffina, stearite, gesso, plastiche, argento formano oggetti che paiono esiti di procedimenti alchemici, dove pietre vengono polverizzate e ricostituite in altra forma, dove l’argento viene occultato da infiniti strati di poliuretano, dove forme plastiche racchiudono il vuoto, dove corpi cavi diventano bolle trasparenti in cui si innestano minuti frammenti di pietre e protesi d’oro. Ogni oggetto, che si può ascrivere ad un particolare gruppo tematico, va osservato, indagato e conosciuto a fondo; ne emergono elementi storici, biblici, letterari, astrologici, scientifici derivati da una profonda cultura fatta di ampie letture ma anche di viaggi, esperienze, conoscenze sempre nuove ed in fieri. Gioielli quindi in cui l’estetica non conta, gioielli “autonomi”, non scevri da brio e da senso del colore, liberi di esprimere la mutevolezza e la complessità della vita, di suscitare domande e, per chi è curioso, dare risposte.

Ramon Puig Cuyàs è nato a Matarò in Spagna nel 1953. Ha studiato arte orafa nella famosa Scuola Massana di Barcellona dove è da ventisette anni Direttore. Più volte è stato vincitore del premio "Herbert Hofmann" a Monaco di Baviera. I gioielli di Ramond Puig Cuyàs sono una gioia dell’anima. Realizzati con la tecnica dell’assemblaggio e con materiali “trovati”, per lo più poveri, con qualche concessione all’argento, essi diventano documenti, testi su cui leggere una storia, un’esperienza, un ricordo, un’emozione. Rivendicando una assoluta libertà creativa l’autore sceglie, fin dagli inizi, di creare un gioiello che poco abbia a che fare con la tradizione e che, nato da parti scartate, buttate, rifiutate, abbia una nuova e inedita preziosità. Intimi stati interiori ed esperienze personali legate ai grandi temi dell’esistenza umana, proposti quali metafore, sono il filo conduttore delle sue creazioni che possono distinguersi nei seguenti gruppi tematici rappresentati in mostra: il Viaggio quale metafora del cammino, della conoscenza, della ricerca e della crescita spirituale (con pezzi come Il Golfo di Sirte, Le memorie di Atlantide, La casa di Sicilia…), o Costellazioni, Arcipelaghi che rivelano l’interesse per il rapporto scienza e arte, e quindi Circuiti e Walled Gardens, ossia spazi intimi ma anche spazi chiusi, blindati da cui non si può uscire. Le sue spille sono assieme pittura e scultura, il gioco cromatico è intenso, dominante, la composizione, che vede insieme i materiali più diversi, è calda, viva, ambiguamente infantile, in realtà piena di suggestioni, evocazioni, messaggi. Il più forte è il richiamo alla vita, all’amore per il mare, per le stelle, per l’universo e poi per l’uomo, piccolo e grande protagonista dell’avventura del vivere.

E’ considerato il grande innovatore della scuola catalana e spagnola del gioiello.

Graziano Visintin, figura di rilievo della Scuola Padovana di oreficeria, è nato a Pernumia (PD) nel 1954. Si diploma presso l’Istituto Statale d’Arte “Pietro Selvatico” di Padova ove dal 1976 insegna. Tiene periodicamente corsi presso l’École des Arts Décoratifs di Ginevra, il Symposium Schmuck Europa di Francoforte e il Royal College of Art di Londra. Graziano Visintin è l’unico fra i quattro che pare percorra la via ortodossa dell’oreficeria, utilizzando l’oro e tecniche che rientrano nella tradizione del banco orafo quali battitura, saldatura, fusione, trafilatura, smalto e niello. Egli è un esteta e lavora per la bellezza. Ma la sua è una bellezza senza orpelli, è ricerca di equilibrio, di una forma “perfetta” data dall’uso disinibito di complessi rapporti matematici, di programmati rapporti spaziali, di precisi calcoli modulari, da un processo di smaterializzazione e alleggerimento della materia che lo porterà ad essere, nel panorama della produzione artistica padovana, il signore della linea e del minimalismo in oreficeria.

Oro e linea diventano i suoi privilegiati e straordinari strumenti espressivi; la geometria delle forme si allunga, si svuota; inventa disegni che giocano col corpo e con la luce. Elementi modulari sono aurei ricami alla base del collo, un semplice esagono si trasforma in collana, la studiata incidenza di segmenti dorati su triangoli, tetraedri, quadrati crea eleganti spille, anelli, orecchini. La sua geometria, che non appare mai rigida, si adatta alla luce e si muove col corpo che la indossa. L’uso sempre più pittorico del niello e una spiccata sensibilità nell’usare gli smalti lo portano alle forme più libere delle spille di quest’ultimo periodo, dove l’artista sembra maggiormente cedere all’emozione e alla forte seduzione che oro e colore hanno da sempre esercitato.

Le opere di questi artisti sono presenti in importanti musei di tutto il mondo.

Mostra e catalogo a cura di Mirella Cisotto Nalon

Contributi scientifici di Luisa Bazzanella Dal Piaz, Mirella Cisotto Nalon, Ellen Maurer, Alessandra Possamai Vita

Cura redazionale Alessandra Zabbeo

Direzione Alessandra De Lucia, Mirella Cisotto Nalon

Segreteria organizzativa Cristina Gennari, Licia Moretti

Progetto grafico Toni Michelon

Traduzioni Gabriel Walton



Info:

orario: 9,30 - 12,30 / 15,30 - 19,00

lunedì chiuso

ingresso gratuito

http://padovacultura.padovanet.it

serviziomostre@comune.padova.it

tel. 049/8204547

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