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Confagricoltura Belluno fa il punto sulle quote latte

15/12/2006
A seguito di alcune notizie che sono giunte da Bruxelles ed apparse sui giornali, non solo di settore, gli allevatori della nostra provincia sono preoccupati per il possibile cambiamento del regime delle quote latte. Confagricoltura Belluno, per cercare di fare chiarezza su questo importante problema, ricorda in una sua nota che la riforma della Pac del 2003 ha ridotto i prezzi istituzionali nel settore lattiero-caseario, introducendo il regime del pagamento unico aziendale (disaccoppiamento degli aiuti diretti

Il disaccoppiamento è stato avviato per la prima volta nel 2005 e non è ancora entrato a pieno regime, vista l’esistenza di misure transitorie. Confagricoltura Belluno ricorda che l’accordo politico sulle prospettive finanziarie 2007-2013 ha sancito una riduzione del budget destinato al settore agricolo. Nei prossimi anni, ci saranno meno risorse finanziarie a disposizione e, peraltro, con i massimali stabiliti, si dovrà far fronte anche ai costi dell’allargamento dell’Ue ai due nuovi Paesi membri nel 2007.

Nell’ambito della discussione che si è sviluppata negli ultimi mesi sul futuro della Pac, si parla di due cruciali appuntamenti a medio termine: la verifica dello stato di salute nel 2008 e la revisione della struttura del bilancio complessivo nel 2009.

Sullo sfondo, c’è da considerare l’impegno della Commissione a promuove una sostanziale semplificazione della Pac, con particolare riferimento al regime dei pagamenti diretti. In definitiva, da questi elementi emerge in maniera chiara che i produttori di latte non possono contare sul sistema dei pagamenti diretti, come strumento per ottenere un reddito equo e stabile nel tempo.

Pertanto, secondo Confagricoltura Belluno, il regime delle quote latte rimane, al momento, l’unico dispositivo di politica agraria capace di assicurare la stabilizzazione del mercato e di garantire redditi soddisfacenti ai produttori.

Dal 1984 ad oggi il regime del prelievo supplementare ha svolto in maniera soddisfacente il ruolo di programmazione e di controllo della produzione lattiera nell’Unione europea ed ha comportato alcuni fondamentali benefici:

- la spesa della politica comunitaria di sostegno per il settore del latte ha subito un notevole ridimensionamento e si è stabilizzata a livelli piuttosto contenuti negli ultimi anni;

- le eccedenze strutturali di burro e di latte scremato in polvere sono scomparse e il ricorso all’intervento ha assunto il ruolo di fronteggiare le crisi di mercato nei momenti più difficili;

- il prezzo del latte crudo alla stalla è rimasto stabile attorno ai livelli fissati in sede istituzionale, anche se dal 2001 a questa parte, è iniziata una fase calante che ha preoccupato molto gli allevatori;

- i meccanismi della trasferibilità delle quote latte hanno assicurato un forte adeguamento strutturale, sia in termini di numero di aziende zootecniche attive che in termini di dimensione media delle unità produttive;

- è stato assicurato il mantenimento della produzione di latte in maniera diffusa sull’intero territorio europeo, anche nelle aree montane e svantaggiate, dove non esistono alternative sostenibili alla zootecnia da latte.

Da quando, qualche mese fa, è iniziato il dibattito informale sul futuro delle quote latte in Europa, si è diffuso un pericoloso e controproducente clima di incertezza nell’ambito del mondo produttivo e ciò ha creato un clima di timore fra allevatori bellunesi che hanno investito acquistando quote latte e capi bovini.

Da anni, infatti, i migliori allevatori bellunesi hanno investono notevoli risorse finanziarie per acquistare quote latte sul mercato, in modo da assecondare l’indispensabile processo di adeguamento organizzativo e strutturale delle aziende.

Le ipotesi di riforma dell’Ocm latte e del regime del prelievo supplementare, dopo i radicali cambiamenti sanciti nel 2003, hanno modificato l’atteggiamento ed il comportamento degli allevatori, alimentando un clima di incertezza che condiziona negativamente la programmazione aziendale.

Secondo Confagricoltura Belluno l’Unione europea deve fornire presto le necessarie rassicurazioni. Non bastano le dichiarazioni in base alle quali il regime delle quote rimarrà in vigore fino al 2015.

Confagricoltura Belluno auspica che quanto prima ci siano autorevoli interventi da parte del Consiglio dei Ministri e della Commissione europea che consentano ai produttori di operare in una situazione di trasparenza nei confronti del futuro.

Confagricoltura Belluno è schierata chiaramente per il mantenimento del regime delle quote latte fino al 31 marzo 2015 e ritiene che l’avvio di un confronto politico su un eventuale periodo transitorio, è subordinato alla esecuzione di uno studio di impatto da parte della Commissione europea, con il quale si analizzano le implicazioni che derivano da una eventuale abolizione del regime delle quote ed alla introduzione anticipata di modifiche tali da ridurne l’efficacia in vista del 2015.

Per Confagricoltura Belluno l’eventuale abrogazione del regime delle quote latte dal 2015 deve tener conto di numerosi fattori:

- prevedere adeguati indennizzi finanziari ai produttori che hanno investito nell’acquisto delle quote latte;

- mettere a disposizione le opportune risorse finanziarie da destinare agli aiuti per la riconversione e la diversificazione delle attività produttive;

- individuare preventivamente degli strumenti alternativi, in grado di salvaguardare l’equilibrio del mercato lattiero-caseario europeo e di assicurare la presenza diffusa dell’attività zootecnica sul territorio;

- individuare delle specifiche politiche di sostegno e di tutela delle produzioni locali;

- prevedere degli strumenti per assicurare il funzionamento del mercato del latte e dei derivati in maniera equa e trasparente, introducendo anche dei dispositivi tali da contrastare posizioni dominanti, con particolare riferimento alla grande distribuzione.

In sintesi per Confagricoltura Belluno il regime delle quote latte , nonostante la difficoltà di applicazione, ha permesso agli allevatori di ottenere un reddito, anche se basso, che ha permesso il presidio di zone svantaggiate e difficili come quelle di montagna, che, altrimenti, sarebbero state inesorabilmente abbandonate.



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