Nitrati: Confagricoltura, salvare la zootecnia italiana
“L’adeguamento agli indirizzi della Commissione, che affrontano con le stesse metodologie statistiche e senza alcuna distinzione i problemi di inquinamento dei paesi del Nord Europa, con quelli delle aree mediterranee, caratterizzati da clima e schemi idrografici, completamente diversi - spiega Vecchioni - comporterà per moltissime imprese pesanti oneri con seri rischi di contrazione della attività e consistenza aziendale”.
Particolarmente interessata al problema è l’area geografica del bacino del Po, zona a forte vocazione zootecnica per la quale la Commissione europea ha chiesto all’Italia di designare la totalità della superficie agricola (circa 46.000 km²).
I problemi - spiega ancora l’Organizzazione agricola - sono legati soprattutto al fatto che nelle aree vulnerabili il limite massimo di azoto spargibile sul terreno è di 170 kg/ha annui. Ciò comporterà, se non si individueranno soluzione tecniche idonee, un dimezzamento del carico di bestiame per ettaro, nonché difficoltà crescenti nella coltivazione delle principali colture, a partire dal mais.
“La questione peraltro - continua Vecchioni - non riguarda solo gli allevatori, ma l’intera filiera agroalimentare, con gravi danni dal punto di vista produttivo e occupazionale sia per i prodotti di eccellenza, come parmigiano, grana, prosciutto, sia per quelli di elevata qualità e largo consumo, come latte e carne”.
In relazione alla difficile situazione che si va delineando, Confagricoltura intende agire su due livelli: da una parte contrastando le richieste della Commissione sull’estensione delle aree vulnerabili, nonchè sulle limitazioni eccessivamente restrittive che si profilano in tali zone, dall’altro individuando una serie di azioni finalizzate ad assistere le aziende che dovranno fronteggiare tali difficoltà.