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Vela: tante curiosita’ sconosciute

15/03/2006
Lo sapevate che la Stella Polare, il punto di riferimento dei navigatori, non è mai la stessa, nel corso dei secoli, ma che varia a seconda dello spostamento dell’asse terrestre? E che lo scandaglio, strumento utilizzato per captare i fondali, è stato inventato nell’antichit ed è usato ancor adesso, con uguali funzionamento e tipologia? Davvero tanti ed interessanti gli aneddoti della vela, oggetto dell’incontro “La vela nell’antichit ”, organizzato dal Vela Club Venezia, il cui relatore è stato il Professor Stefano Medas, docente di Storia della Navigazione Antica, all’Universit di Bologna.

Certo, nell’antichit c’erano molte differenze rispetto ad oggi: ad esempio, la navigazione era utilizzata solo per lavoro, non esisteva il concetto di vela sportiva, almeno fino all’avvento del motore. E non esistevano neppure i cargo o le navi passeggeri: le navi mercantili ospitavano occasionalmente qualche passeggero.

Inoltre, nell’antichit non c’erano strumenti per navigare. Ci si avvaleva di un uomo, il pilota, o kybernetes, gubernator. Una figura emblematica che si evince dai ritrovamenti archeologici, ad esempio i vasi, che raffigurano scene di navigazione, nelle quali il pilota è raffigurato più grande e più evidente rispetto agli altri uomini dell’equipaggio. Ma soprattutto, l’arte della navigazione consisteva in poca scienza e molta immaginazione. Poca teoria e molta capacit di fare. Permetteva di valutare il tempo nel medio e lungo periodo, come si può leggere nelle numerosissime pagine scritte da Virgilio nelle Georgiche. A proposito di letteratura: gi Aristotele parlava di venti, che erano suddivisi in regnanti (che si muovono con grandi masse d’aria) e locali (brezze).

E non veniva stimata la velocit , ma si valutava la durata complessiva del viaggio.

Inoltre non esistevano carte, quindi ci si immaginava la successione dei luoghi secondo un determinato spostamento, non certo secondo la concezione multidimensionale dello spazio che c’è adesso.

A differenza di oggi, nell’antichit non si poteva navigare tutto l’anno: i mesi invernali erano chiamati di “mare clausum”.

Quanto ai punti di riferimento in terraferma, esistevano grandi manufatti: i fari, che simboleggiavano i defunti che si volevano proiettare nel regno dei cieli.

Un fatto abbastanza curioso, inoltre, è l’impiego degli uccelli nella navigazione, pratica usata spessissimo dai vickinghi. Lo scopo era semplice: siccome gli uccelli,una volta in volo, si dirigono naturalmente verso la terra, per capire se si era prossimi alla terraferma li si lanciava in aria e si osservava il loro tragitto: se tornavano indietro, la terra non era ancora raggiunta; se gli uccelli continuavano il viaggio, oppure tornavano indietro con un ramoscello, allora la terraferma era prossima.

Quanto alle componenti delle barche, la vela quadra era la più conosciuta, perché la più rappresentata nei mosaici e nei bassorilievi. A dispetto del nome, non era necessariamente quadrata, ma anche rettangolare. Soprattutto, non era statica, ma veniva letteralmente plasmata dai naviganti, in modo da adattarla alle varie esigenze. Il fatto che venisse ridotta o ammainata all’avvicinarsi del porto, era anche questo simbolo del defunto che stava per avvicinarsi all’aldil .

Anche la bolina era nota fin dai tempi più remoti, con lo scopo di rendere la vela più aerodinamica.

A differenza di quanto si crede, inoltre, l’archeologia navale non è una disciplina necessariamente subacquea, perché molti relitti sono stati trovati in terraferma.

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