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Ricorso al Tar per fermare il vino alla segatura

15/01/2007
E’ stata presentato al Tribunale Amministrativo del Lazio (Tar) il ricorso per fermare l’uso di segatura di legno per l’invecchiamento artificiale dei vini Made in Italy dopo che il Decreto del Ministero delle Politiche agricole, Alimentari e forestali del 2 novembre 2006 lo ha di fatto autorizzato per il 70 per cento della produzione italiana, escludendo solamente i vini a denominazione di origine (DOC/DOCG), che rappresentano meno di un terzo del mercato. Lo rende noto la Coldiretti che ha preso l’iniziativa insieme a Città del Vino, Federconsumatori, Codacons, Adusbef, Adoc, Slow-food Italia, Legambiente e alcuni produttori titolari del riconoscimento di denominazioni di origine controllata. L’obiettivo del ricorso - sottolinea la Coldiretti - è quello di tutelare le produzioni agroalimentari nazionali di qualità, che costituiscono un patrimonio irrinunciabile per il nostro paese, ed i consumatori che verrebbero a trovarsi di fronte ad un prodotto artificiale, considerando anche i danni che i cosiddetti trucioli potrebbero comportare alla salute. L’utilizzazione dei cosiddetti trucioli per invecchiare il vino aggravata dalla mancanza di una informazione trasparente - continua la Coldiretti - inganna i consumatori e danneggia i produttori che si impegnano nel mantenimento di tecniche tradizionali, quali la maturazione dei vini in botti di legno. L’ Italia che ora rappresenta circa il 25 per cento delle esportazioni mondiali e ha conquistato negli Usa il primato delle vendite, deve scegliere senza indugio - precisa la Coldiretti - la strada della qualità e della trasparenza senza cedere alle tentazioni di una concorrenza fondata sulla bassa qualità che non valorizza le potenzialità del territorio nazionale. Una necessità per non compromettere il successo fatto registrare dal vino Made in Italy che nel 2006 ha realizzato un boom dell’ 6,4 per cento nel valore delle esportazioni e - precisa la Coldiretti - un successo rilevante negli Stati Uniti (+ 5,7 per cento) e nei nuovi Paesi emergenti come India (+60,5 per cento) e Cina (+141,7 per cento), secondo le elaborazioni su dati Istat relativi ai primi dieci mesi. I risultati commerciali del 2006 con una vendemmia buona e su quantità contenute attorno ai 50 milioni di ettolitri dimostrano - afferma la Coldiretti - la presenza di nuove e rilevanti opportunità di crescita del vino Made in Italy che nello scorso anno ha raggiunto un fatturato record di 9 miliardi di euro, 3 dei quali attraverso l’export anche grazie alle garanzie sul divieto dell’utilizzo dei trucioli. Tra i motivi del ricorso si evidenziano una incompetenza ministeriale in quanto il provvedimento ministeriale doveva essere preceduto dal parere delle Regioni e del Comitato Nazionale per la Tutela e Valorizzazione delle Denominazioni di Origine e delle indicazioni geografiche tipiche dei vini, ma anche - conclude la Coldiretti - una violazione del giusto procedimento e un eccesso di potere, ovvero le diverse categorie interessate (consumatori, imprese agricole ecc.) non sono state consultate.



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