Chiusura orfanotrofi in Veneto
15/01/2007
Alla provincia di Belluno, la Giunta veneta dal 2001 al 2005, ha assegnato 1 milione 600 mila euro come finanziamenti (a livello regionale si tratta di 47 milioni 260 mila euro) per incentivare la chiusura degli ‘orfanotrofi’ e aumentare il sistema degli affidi familiari per i minori allontanati dalle famiglie. Lo afferma Stefano Valdegamberi, assessore regionale alle politiche sociali, il quale, in relazione a quanto stabilito dalla legge 149 del 2001 che ha fissato al trentuno dicembre 2006 il termine per la definitiva scomparsa degli istituti educativo-assistenziali, informa che “già dal 2004 il Veneto ha completato il processo di chiusura degli ‘orfanotrofi’, che potevano accogliere in ciascuna sede cinquanta e più bambini e ragazzi in situazioni di difficoltà. Ciò conferma la validità delle politiche venete in questo settore e l’efficienza ed efficacia di un sistema di servizi che spesso fa da modello a livello nazionale anticipandone le decisioni e indicazioni. La Regione – spiega l’Assessore veneto – ha chiuso queste strutture, ormai obsolete dal punto di vista culturale e degli standard, ben prima di questo termine e da anni ha attivato nuovi modelli per l’accoglienza dei minori. Abbiamo puntato da un lato a strutture di piccole dimensioni– casa famiglia, gruppo famiglia – capaci di garantire condizioni di accoglienza e ospitalità adeguate e dall’altro abbiamo notevolmente potenziato l’affido familiare. Se – ricorda Valdegamberi – gli istituti educativo-assistenziali nel Veneto nel 2002 erano 12, scendevano a zero già nel 2003 anche per i finanziamenti specifici, previsti dalla legge regionale n.51 del 1986, che la Regione erogò in conto capitale a fondo perduto per incentivare la loro trasformazione e adeguamento: 6,5 milioni di euro tra il 2001 e il 2006”. Il quadro delle strutture tutelari nel Veneto, al 31 dicembre 2005, è il seguente: sono oltre 200 le strutture residenziali per minori di cui 96 comunità alloggio residenziali, 70 case famiglia, 40 gruppi famiglia, 7 centri di pronta accoglienza, 1 comunità terapeutica riabilitativa. Esse accolgono 1.409 bambini e ragazzi (incremento del 29% dal 1998 quando erano 1089) mentre 1.441 tra bambini e ragazzi sono in affidamento (1016 in affidamento residenziale e 425 in affidamenti diurni). L’aumento è riconducibile alla triplicata presenza di minori stranieri. Dal 1998 ad oggi, infatti, i minori italiani sono coinvolti più o meno come sempre nei processi d’inserimento residenziale mentre la presenza dei ragazzi stranieri passa dai 165 di fine anni Novanta ai 542 del 2005 (pari al 38% di tutti i minori accolti in struttura). Inoltre, al loro interno è in ulteriore crescita la quota dei minori stranieri non accompagnati (sono, nel 2005, 231 ragazzi). “Ciò comporta – evidenzia Valdegamberi - l’esigenza di modificare le caratteristiche culturali, relazionali ed educative dell’offerta residenziale e di andare quasi a una ‘rifondazione’ che si rapporti a queste caratteristiche. Questo è l’obiettivo futuro della Regione Veneto che stiamo definendo assieme ai Comuni, alle Ullss, al privato sociale, agli operatori. Non meno importante è la questione delle risorse. Per ognuno di questi minori la Regione stabilisce un finanziamento, secondo quanto prevede la legge regionale 11 del 2001, che va assegnato ai Comuni, sostanzialmente per pagare la retta di mantenimento nelle strutture o nella famiglia affidataria. Le risorse sono in costante crescita dal 2001 – sottolinea l’Assessore – anno nel quale sono stati impegnati 8,5 milioni euro aumentati a 11,6 milioni euro nel 2006 per complessivi 58 milioni di euro”.
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