L’agricoltura italiana sfida il futuro
Anche per le tematiche ambientali si rendono necessari interventi di adeguamento del pacchetto normativo. “Dobbiamo rispondere alle esigenze di tutela che ci vengono imposte dall’Unione Europea, senza destrutturare il nostro sistema. E dobbiamo saper cogliere le opportunità che la lotta ai cambiamenti climatici, sempre più impellente, apre per la diffusione delle bioenergie.”
Le imprese agricole si aspettano anche interventi radicali e risolutivi per la riduzione del carico burocratico, la semplificazione dei procedimenti, il miglioramento dei servizi pubblici. Per potersi dedicare, serenamente, a quella che rimane la principale preoccupazione per gli agricoltori, l’accesso al mercato.
Vecchioni ha ricordato i rischi della globalizzazione, della competizione selvaggia, e l’iniquità della concorrenza sleale di quei Paesi che non tengono in minima considerazione i diritti dei lavoratori o dell’ambiente. “Ma in Confagricoltura - ha detto - abbiamo smesso di spargere terrore su un futuro nel quale si vedono solo incognite. Le nostre imprese si sforzano di trovare nuovi sbocchi, cercando la propria strada verso il mercato. Per alcuni, le produzioni di “nicchia”, sono state un toccasana, ma questo segmento nell’ambito dell’economia globale conta poco: le Dop e Igp rappresentano circa il 10% della produzione agricola nazionale, ma se riferita al totale dei consumi alimentari delle famiglie italiane e per servizi di ristorazione, la cifra è pari al 4,4%.”
“L’agricoltura italiana - ha detto il presidente Vecchioni - non può diventare tutta una produzione di nicchia. E’ necessario trovare un equilibrio con le produzioni di massa e valorizzare il sistema agroalimentare in tutti i suoi aspetti. La sfida che ci aspetta è quella di rendere i nostri prodotti fruibili per tutti, con un rapporto qualità/prezzo interessante per il consumatore. E in questa direzione serve la ricerca, che deve necessariamente andare di pari passo con l’internazionalizzazione e la globalizzazione.”
E se si parla di futuro, non si può non parlare dei giovani.
“In Italia – ha detto Vecchioni - abbiamo bisogno di un ricambio generazionale a tutti i livelli. Da questo punto di vista i numeri dell’agricoltura sono quelli della sconfitta. La presenza dei giovani, tra gli agricoltori, è modestissima. Solo il 4% ha meno di 35 anni. In compenso, il 62% è composto da ultracinquantacinquenni. Per cambiare questa situazione servono prospettive concrete ed affidabili per le imprese. Non misure transitorie.”
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