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Sta scomparendo il territorio: Italia sempre più a rischio

31/01/2007
“Di fronte ai cambiamenti climatici in atto, il territorio italiano evidenzia una gravissima fragilità fatta di condizioni morfologiche originarie, ma soprattutto di una scarsa consapevolezza dei rischi, cui sono esposte le comunità locali”: l’allarmante giudizio è di Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, che ha elaborato una “fotografia” del Paese sulla base dei dati forniti dal Censimento agricolo e da ISTAT INEA. Cifre e percentuali si basano sulla Superficie Agricola Utile (S.A.U.), vale a dire il territorio “gestito” dalle aziende agricole: se, in Italia, la S.A.U. è calata del 12,18% dal 1990 al 2000 (da 15.045.900 ettari, pari al 49,94% del territorio nazionale, a 13.212.634 ettari pari al 43,85%) e del 8,27% dal 2000 al 2003 (toccando i 12.118.792 ettari pari al 40,22%), è a livello regionale che tali cifre assumono dimensioni particolarmente gravi.

Eclatante è la situazione del Trentino Alto Adige dove, in soli 3 anni tra il 2000 ed il 2003, è scomparsa una S.A.U. superiore di oltre 10 volte a quella persa nel decennio precedente. Analoghi trends si registrano anche in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, ma anche in Umbria, Abruzzo e Campania. Esemplificativo, in valore assoluto, quanto registrato nel Lazio: tra il 1990 ed il 2000 sono andati “perduti” all’uso agricolo 109.826 ettari; nei 3 anni seguenti, fino cioè al 2003, sono “mancati all’appello” ulteriori 109.269 ettari. Ritenendo inalterato tale andamento anche per il 2004, si può affermare che in 4 anni la campagna laziale si è ritirata per una superficie superiore all’intero comune di Roma (ha. 129.000).

“Tale dato è particolarmente interessante – commenta Massimo Gargano - perché va considerato che un territorio sottratto all’attività agricola, sia esso urbanizzato o lasciato incolto, comporta nuovi problemi di gestione idraulica e per i quali necessitano scelte coraggiose e finanziamenti adeguati. E’ facile, quindi, comprendere a quali rischi naturali sia esposto il Paese, il cui già precario equilibrio territoriale è minato da trasformazioni urbanistiche così repentine, accentuate dalla estremizzazione degli eventi atmosferici ed a fronte delle quali non corrispondono, ad ogni livello, conseguenti scelte politiche e risposte adeguate. Deve fare riflettere, infine, la constatazione che le regioni del bacino padano siano tra quelle dove si registra un maggiore consumo delle campagne; proprio quei territori, infatti, sono oggetto di eventi atmosferici estremi (siccità o violente piogge) di fronte ai quali la pur efficiente rete idraulica evidenzia la propria inadeguatezza. Per questo ribadiamo ci rendiamo disponibili per le nostre competenze sull’urgente necessità di un Piano nazionale per la difesa del suolo.”

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