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Ambiente: ogm; Coldiretti, semine vietate

23/03/2006
E’ positivo che dopo il pronunciamento della Consulta venga confermato anche dal Governo con il Ministero dell’ambiente il divieto alla coltivazione di prodotti geneticamente modificati (Ogm) in Italia poichè come si legge nella relazione sullo stato dell’ambiente presentata oggi “attualmente nessuna varietà geneticamente modificata è iscritta nel registro varietale e pertanto non è consentita la coltivazione se non a fini sperimentali”. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che la bocciatura da parte della Corte Costituzionale di alcuni articoli della legge per la coesistenza di colture Ogm a fini produttivi non apre dunque la strada al rischio di contaminare irreversibilmente l’ambiente e di danneggiare la salute dei cittadini. Si tratta - continua la Coldiretti - di un pronunciamento importante che consente di individuare una soluzione condivisa tra governo e regioni necessaria per tenere conto del fatto che i confini amministrativi non coincidono con quelli colturali. Una esigenza per rispondere alle attese di quel 77 per cento degli italiani che, secondo il sondaggio Eurobarometro, è preoccupato della presenza di organismi geneticamente modificati (Ogm) negli alimenti. Ma è anche una necessità - sottolinea la Coldiretti - per non vanificare la grande responsabilità dell'agricoltura italiana che ha fatto scelte di avanguardia in termini di divieto di coltivazioni biotech e ha raggiunto primati qualitativi, sanitari e di rispetto ambientale a livello comunitario come evidenziato dalla stessa relazione sullo stato dell’ambiente nel 2005. L'Italia dispone - conclude la Coldiretti - di 4100 prodotti tradizionali censiti dalle regioni e il primato europeo di 155 denominazioni di origine riconosciute dall'UE mentre nella coltivazione di prodotti biologici il tricolore, con un milione di ettari coltivati e quasi quarantamila imprese, è sul podio mondiale davanti a Stati Uniti e Brasile ed è preceduta soltanto da Australia e Argentina, tutti Paesi che hanno la disponibilità di terreni coltivati enormemente più grande di quella nazionale.

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