Conversazioni lungo i fiumi
Questo lo scopo delle Giornate dell’Acqua, che, iniziate nel 1994, costituiscono l'appuntamento annuale di approfondimento delle tematiche proprie del Centro Internazionale Civilt dell'Acqua, con il coinvolgimento di istituzioni, enti, associazioni, cittadini e studiosi provenienti anche da diversi paesi europei. L’edizione di quest’anno vuole essere un omaggio a Renzo Franzin, scomparso nel 2005, che era il direttore ed anima instancabile del Centro; un omaggio alla sua persona e opera con la pubblicazione del libro che raccoglie i suoi lavori sulle acque, in una forma atta a restituire la dimensione della sua figura poliedrica di giornalista, scrittore, pensatore e uomo di cultura.
Le Giornate dell’Acqua 2006 si svolgono lungo i due corsi d’acqua che accompagnavano il quotidiano di Renzo Franzin e vogliono essere un elogio alla lentezza, un recupero del senso del cammino, del dialogo lungo un corso d’acqua fuori dalle sale dei convegni e dai riflettori, consci come scriveva Franzin che la forza dei cambiamenti veri è nei piccoli gesti, nei fatti significativi ed esemplari che non abbisognano investimenti miliardari (..) ma del recupero di uno sguardo nuovo.
Uno di questi viaggi si è svolto recentemente lungo la Piave Vecchia, partendo da Musile di Piave ed arrivando fino a Caposile. “Un territorio spesso trascurato anche da chi vive a Musile, ma in realt ricco di significati” ha detto il sindaco di Musile di Piave, Valter Menazza “Innanzitutto, la zona della Piave Vecchia ha rivestito in passato moltissimi interessi per la citt di Venezia, poi questo territorio è stato teatro di eventi importantissimi durante la seconda guerra mondiale”.
Una zona molto delicata, come ha detto Antonio Rusconi, ex segretario dell’autorit di bacino: “il Piave è il secondo fiume d’Italia in quanto a piene. Molto famosa quella del ’66, quando, a seguito di un eccezionale diluvio, il fiume ha avuto 14 rotte, con altrettante esondazioni, allagando oltre 200.000 ettari, con altezze d’acqua anche di tre metri”. Alla domanda se, a parit di condizioni atmosferiche, potrebbe verificarsi ancora un evento del genere, la risposta di Rusconi è stata tutt’altro che rassicurante: “Potrebbe accadere anche di peggio, questo perché in questi ultimi quarant’anni il territorio ha subito ulteriori trasformazioni. Il rischio idraulico, nella zona dell’Intestadura, è massimo”.
E a proposito di trasformazioni del territorio, si è parlato anche delle opere fatte dalla Serenissima Repubblica di Venezia, in particolare l’inversione dei fiumi per impedire che entrassero in laguna. Un intervento, questo, che ha ricevuto molte critiche, come ha sottolineato Stefano Guerzoni, responsabile scientifico dell’Atlante della Laguna, recentemente pubblicato “ La continuit mare-terra è stata troncata , ma è stata evidenziata la non sostenibilit , nel lungo periodo, di un progetto che si preoccupava solo di difendere la citt di Venezia”.
Ma soprattutto, si è cercato di discutere attorno al nome del Centro, cioè Civilt dell’Acqua, su come possa essere inteso ed applicato questo concetto. “Non esistono scorciatoie per costruire una civilt dell’acqua” ha affermato Pier Francesco Ghetti, Rettore all’Universit di C Foscari. “Non esiste civilt se non si è memori della propria storia” gli ha fatto eco Antonio Tomezzoli, Presidente dell’Unione Veneta Bonifiche, il quale ha parlato di un argomento non da tutti conosciuto, ma fondamentale: la bonifica. “La storia di questa regione è legata proprio all’acqua, alla bonifica” ha detto Tomezzoli. “All’inizio avvenivano i prosciugamenti soprattutto per motivi igienici. Poi, per dare più coltivazioni e quindi più ricchezza, si prosciugò anche dove non c’era bisogno. Poi la produzione della ricchezza si spostò nelle fabbriche, quindi nelle citt , il che ha comportato il dimenticarsi della memoria della bonifica. Adesso invece c’è voglia di riscoprire questa memoria. La bonifica sta intraprendendo una nuova fase. Io chiedo” ha concluso Tomezzoli “di realizzare qualcosa di importante per la bonifica e per la gente che verr dopo di noi”.
Attorno all’acqua vengono vissute anche usanze e credenze particolari, come ha ricordato Nadia Breda, ricercatrice presso l’Universit di Firenze e scrittrice. “Mi sono recata a raccogliere le testimonianze degli uomini della palude. Ogni anno specie nella bassa veronese, gli anziani abitanti bruciano le paludi. Il che porta sempre l’intervento delle forze dell’ordine, che spesso multano gli anziani per questi fatti. E gli abitanti rispondono sempre che bruciano le paludi per farle respirare, sennò muoiono.”