Appunti per un film sulla lotta di classe
Appunti, annotazioni, estratti di un lavoro più ampio che l'artista sta portando avanti per cercare di decifrare, attraverso la sua verve da cantastorie e il suo linguaggio sempre di retto e spontaneo, quelle che sono le nuove connotazioni simboliche della "lotta di classe" in una società ormai postcapitalista come la nostra. Ma quello del lavoro precario è solo il tema "scatenante" del monologo di Celestini, che si presenta sul palcoscenico senza alcun orpello scenografico, solo con tre musicisti che ne sottolineano con fluidità l'incalzante soliloquio. E ancora una volta, il pubblico viene rapito dalle sue "storie", dalla sua capacità di restituire, in maniera amara e divertente al tempo stesso, le contraddizioni che permeano la vita contemporanea.
BIGLIETTI intero 15 euro - ridotto 12 euro
STUDENTI "GIOVANI A TEATRO" 2,50 euro
I biglietti sono esauriti in prevendita.
APPUNTI PER UN FILM SULLA LOTTA DI CLASSE
"Ho incominciato a raccogliere storie per capire cosa è rimasto della coscienza e dell'identità nell'appartenenza a una classe e mi è sembrato che in particolare nel lavoro precario si aprisse una vera voragine". Così Ascanio Celestini illustra la genesi del suo nuovo lavoro, APPUNTI PER UN FILM SULLA LOTTA DI CLASSE. Uno spettacolo costruito come un work-in-progress e che, attraverso il linguaggio sempre diretto e spontaneo dell'attore-autore romano, mette a nudo il problema del lavoro precario al giorno d'oggi, e più precisamente del lavoro "a cottimo" del centralinista di callcenter. "Ci sono certi operatori del callcenter che stanno al telefono con la stessa crisi della presenza che attraversa uno che se ne va al funerale di suo fratello [...]. Rispondono al telefono, ma sono anestetizzati, colpiti dall'azzeramento che l'istituzione opera su di loro come una divinità antica e feroce che li rende ombre. Eppure ci vanno con leggerezza perché spesso manco lo considerano un lavoro, ma solo una maniera per racimolare qualche soldo. Denaro che non è mai abbastanza per uscire dalla povertà" racconta Celestini. Che ci parla della classica famiglia italiana, con una madre troppo dedita alla pulizia della casa, un padre vecchio stampo ebro di saggezza popolare ed un fratello, stupido ma con il "dono" di sapere ripetere tutte le parole al contrario. Sarebbe bello, per il protagonista, capovolgere la realtà semplicemente invertendo le parole, ma il mondo è una sfera, e anche se la rigiri, rimane pur sempre una sfera.
Così i più giovani restano inchiodati alla casa di mamma e papà in un limbo che non li fa stare più nella tarda adolescenza liceale, ma non ancora nella maturità dell'adulto che si fa una vita autonoma. Ed ecco il centralinista precario di callcenter, che sembra essere scavalcato da dinamiche più grandi e oscure che ne condizionano l'esistenza e lo relegano in un limbo: il lavoro notturno, le conversazioni pagate sino ad un limite massimo di due minuti e quarantacinque secondi, gli sconosciuti colleghi di lavoro, gli improbabili utenti del centralino maniaci e fascisti omofobi. In questo scombussolato tessuto sociale, che poi è il nostro, in questa vita, che è poi la vita di molti di noi, finisce per prendere forma un nuovo tipo di coscienza di classe, molto personale, ed una correlata idea di rivoluzione e di libertà altrettanto singolare. La libertà, quella vera, per Celestini, è data dalla possibilità di trasformare la propria invisibilità, la propria essenza di "ombra" del mercato del lavoro, in un superpotere che si sustanzia nella capacità di attraversare i muri, i mille muri che gli uomini erigono tra di loro. La vera rivoluzione allora, annunciata probabilmente cinque minuti prima da un edizione speciale del telegiornale (come racconta un pezzo musicale composto e cantato in scena dallo stesso attore) è tutta qui, nel paradosso di essere reale e tuttavia inafferrabile, libero di poter attraversare tutte le barriere interposte ai corpi ed alle menti dal potere del denaro, dell'arroganza della forza bruta."Come un macellaio in un mondo di vegetariani, come un assassino nel camposanto. Una guardia cercherà di fermarlo, ma lui attraverserà pure quella guardia con tutta la sua divisa. La guardia che dirà che "non vale! Questo è un mago". E lui gli risponderà che "non è magia, è lotta di classe".
La stagione 2006-2007 del Teatro Villa dei Leoni è promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Mira e da La Piccionaia-I Carrara Teatro Stabile d'Innovazione, in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura della Provincia di Venezia, Arteven, Regione Veneto, ETI, Ministero dei Beni e Attività Culturali e con il contributo di Banca del Veneziano.
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