Lettera alla Ministra Melandri e a Commissario FGCI Pancalli
Questo sport tanto amato, certamente il più seguito, ci ha fatto vivere dei giorni amari. La crisi etica e morale del sistema-calcio, esplosa l’estate scorsa, ha fatto poi scattare nei giocatori italiani la molla del riscatto, hanno saputo dimostrare che esiste un calcio sano, fatto di sfide leali. E per i tifosi è rinata la magia, è ritornata la passione.
Veniamo ora travolti dalla tragedia, scene da incubo, violenza gratuita, addirittura la morte. Pochi giorni fa un dirigente, Ermanno Licersi è morto per i colpi ricevuti mentre cercava di sedare una rissa durante una partita. Ora una seconda vittima, un poliziotto che era allo stadio per svolgere il suo lavoro.
I comportamenti illeciti, in un qualche modo legati al tifo calcistico, vanno repressi, credo sia necessario intervenire per dire basta agli insulti, alle minacce, al lancio di oggetti, agli striscioni aggressivi, ai cori volgari e agli slogan violenti, ai simboli razzisti. I reati devono essere giudicati e puniti con un’applicazione severa delle leggi, che cancelli il senso di impunità che alcuni alimentano anche attraverso Internet e siti nei quali non è nemmeno infrequente trovare incitamenti all’aggressione.
Non basterà comunque la sola repressione, se non sarà accompagnata da una azione profondamente culturale a vasto raggio: bisognerà decidere di recuperare i valori più autentici del calcio, rivederne la funzione. Questa è la responsabilità maggiore per le componenti interne al fenomeno calcistico ed alla quale anche la realtà diffusa degli enti locali può fattivamente contribuire, seppur con ruoli diversi.
Fermarsi, per affrontare fino in fondo i problemi posti da un pallone assurdo, che pensa solo allo spettacolo e al business, alla vittoria a tutti i costi in un clima esasperato; un pallone senza anima e senza cuore, ridotto alle precise ed inderogabili leggi del mercato. Fare chiarezza e pulizia è indispensabile per ricominciare, per “rifondare” il calcio. Ma è possibile, se lavoreremo tutti insieme, che il calcio torni ad essere fattore di coesione sociale, che gli stadi tornino ad essere luoghi di incontro e di svago. E’ possibile ricreare quel clima di luogo speciale dove le emozioni esplodono, dove la gioia, l’entusiasmo per il goal possono manifestarsi liberamente, la delusione o la collera possono essere affrontate positivamente, attraverso la condivisione. Una condivisione fatta di parole, di gesti, di pacche sulle spalle, di abbracci, di sguardi, di lacrime.
Nei nostri paesi, nelle nostre città ho visto centinaia di bambini e bambine, di ragazzi e ragazze giocare con passione ed entusiasmo, con impegno vero. Anche con loro è necessario riflettere, dialogare perché diventino protagonisti responsabili e coerenti di una pratica sportiva sana, leale. Come amministratrice locale non voglio essere solo spettatrice di questo processo. Mi pare importante che ci sia un coinvolgimento capillare della realtà sportiva e che gli enti locali possano, anche attraverso la scuola e con le proprie strutture per l’attività motoria, agire di comune accordo per un progetto di diffusione della cultura sportiva e dei valori che la devono ispirare. Si abbassino i toni dei media, la televisione dedichi meno attenzione alle polemiche; lavoriamo perché solidarietà e lealtà diventino i veri messaggi che trasmettiamo ai giovani.
Per questo Gentile Signora Ministra e Signor Presidente vi chiedo di farvi promotori di una iniziativa che investa gli enti locali di tutto il Paese, perché sentano il dovere di trasmettere ai cittadini ed in particolare ai giovani un nuovo modo di intendere lo sport e il calcio soprattutto. E’ questa la vera sfida da vincere. Tutti insieme.
Rita Zanutel
Assessora allo Sport
Provincia di Venezia