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Po, Tevere, Adige e Lago di Garda restano in sofferenza

07/02/2007
Le precipitazioni dei giorni scorsi, seppur non copiose, hanno migliorato la deficitaria situazione idrica nelle regioni del Nord Italia. I grandi laghi segnano altezze idrometriche in linea con le medie stagionali ad eccezione del lago di Garda, che permane abbondantemente sotto la media: il livello delle acque segna 63,4 centimetri sullo zero idrometrico contro una media di circa 90; in forte calo sono anche gli afflussi da monte con evidenti conseguenze sull’intero bacino del fiume Mincio. Permane in marcata sofferenza idrica il fiume Adige, fortemente condizionato dai rilasci dagli invasi montani; attualmente si registra una portata pari a circa 63 metri cubi al secondo contro una media stagionale, che si aggira attorno ai 90. L’Autorità di bacino del fiume Adige ha reso noto che gli invasi afferenti all’asta fluviale sono riempiti al 78% della capacità totale; tale percentuale era pari al 70% nel 2006 ed al 69% nel 2005. Tale positivo dato (equivalente circa 40 milioni di metri cubi d’acqua in più) è determinato, soprattutto, dall’anomalo inverno, le cui alte temperature hanno permesso l’accumulo idrico anche in un periodo solitamente caratterizzato da ghiaccio e neve in montagna. Secondo l’Autorità di bacino del fiume Adige, “è presto per parlare di stagione agricola compromessa, ma è vero che, restando ferme le condizioni meteorologiche, il sistema per reggere avrà bisogno di interventi esterni.”

“Questi dati testimoniano che non bisogna illudersi- commenta Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni – Questo anomalo inverno ha finora impedito il formarsi di cospicue riserve nevose con evidenti rischi per il futuro delle risorse idriche del Paese. La conferma scientifica dei cambiamenti climatici in atto impone scelte politiche, non più coraggiose ma improcrastinabili per la nostra qualità della vita e per quella delle future generazioni, indirizzate al varo di un Piano nazionale per la realizzazione di piccoli invasi collinari o di pianura, l’utilizzo come invasi delle cave dismesse e di nuovi bacini idrici e per l’ampliamento, dove possibile, di quelli esistenti. Il tutto, naturalmente, deve essere concertato con le comunità locali, ma il divenire degli eventi atmosferici necessita di sollecite opzioni, per le quali l’ANBI ha già pronto un piano di interventi necessari”.

Resta difficile anche la situazione del fiume Po che, al rilevamento di Bondeno nel ferrarese, segna un livello di m. 4,34 sul livello del mare. Tale altezza idrometrica è inferiore a quella di 4,95 registrata nello stesso periodo dell’anno scorso (successivamente caratterizzato dal grave deficit idrico del principale fiume italiano) e conferma la tendenza ad una riduzione della portata, accentuatasi negli anni più recenti.

Pur con situazioni differenziate, non desta sostanziali preoccupazioni la situazione idrica negli invasi dell’Italia centro-meridionale ed insulare. Le riserve più basse si registrano in Sicilia, ma in tutte le regioni le quantità d’acqua trattenute sono in costante incremento.





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