Forte ma insufficiente: ecco il terziario in Veneto
Nello specifico, nel settore dei servizi operano 227 mila imprese attive, pari al 49,7% del totale regionale (62,6% se escludiamo l’agricoltura), quasi 1,2 milioni di addetti, pari al 57,1% del totale regionale, per un valore aggiunto prodotto pari a 70,2 miliardi di euro, pari al 67,4% del totale regionale. Inoltre il Veneto esporta servizi per un valore 5,3 miliardi di euro, contribuendo per quasi il 9% all’export nazionale e vantando un saldo commerciale positivo di 1,7 miliardi di euro.
Con questi numeri la dinamica del comparto è in grado di condizionare le performance economiche di un’intera regione, anche a fronte di una marcata vocazione industriale che ancora oggi fa del Veneto un modello di successo e di sviluppo economico straordinario.
Eppure, di strada da fare ce n’e ancora tanta. Innanzitutto, perché i servizi offerti non bastano per l’intera collettività. Occorre quindi uno sviluppo qualificato, sia per il sistema produttivo che per quello socio-familiare.
Inoltre, le imprese del comparto sono sì intelligenti e creative, ma hanno bisogno di darsi una maggiore struttura.
Affinché il terziario si sviluppi, il Veneto deve guardare oltre i propri confini territoriali alla ricerca di servizi da acquisire all’esterno perché più convenienti; deve altresì accelerare la creazione di un sistema metropolitano regionale o sub-regionale in grado di allargare gli attuali bacini di utenza, di fatto molto frammentati.
E’ quanto affermato da Federico Tessari, Presidente di Unioncamere del Veneto, durante la presentazione del rapporto di ricerca “Il Veneto dei servizi”, realizzato da Unioncamere e dalle Camere di Commercio del Veneto, che prende in esame la struttura, il peso e l’evoluzione del terziario privato in Veneto, evidenziando sia gli aspetti distintivi rispetto al contesto nazionale che le specializzazioni a livello provinciale.
“La terziarizzazione è un fenomeno che sta interessando sempre più il sistema economico veneto – ha commentato Federico Tessari, Presidente Unioncamere del Veneto – ma per certi versi risulta ancora poco conosciuto ed esplorato, stante il prevalente e tradizionale interesse per le dinamiche del settore industriale. Pertanto la crescita progressiva dei servizi in una regione industriale come quella del Veneto necessita di un osservatorio sistematico e preciso dedicato ai servizi. Per queste ragioni Unioncamere del Veneto – prosegue Tessari – ha promosso e realizzato questo studio, che rappresenta una fotografia essenziale sia per comprendere e valutare le trasformazioni in atto che per prevedere gli scenari futuri del sistema economico regionale e promuovere azioni di sviluppo e di sostegno alle imprese”
Il rapporto analizza le tendenze internazionali e nazionali, cercando così di far luce sull’importanza strategica che oggi riveste l’economia dei servizi e sulle enormi opportunità da cogliere. La progressiva terziarizzazione di tutte le economie occidentali ha messo in evidenza la convenienza (perché più ricca di prospettive di sviluppo) di accelerare il processo di conversione dal primario e secondario verso il terziario.
E’ emerso che il Veneto è la terza regione italiana per consistenza di imprese attive (8,2%), alle spalle di Lombardia (17,3%) e Campania (9,8%).
E’ il settore dei servizi alle imprese e alle persone che sta contribuendo alla crescita del terziario in Veneto (+14,4% in termini di imprese nell’ultimo quinquennio, +12,6% in Italia), dove spiccano le attività immobiliari e i servizi informatici (+28%), i servizi sanitari (+31%) e quelli legati all’istruzione e alla formazione (+25%), ma anche i servizi turistici (+7%).
Sulla base di una classificazione tipologica delle attività di servizi, la terziarizzazione dell’economia regionale è sostenuta dallo sviluppo dei servizi “avanzati” (+11,4% nell’ultimo quinquennio), in particolare telecomunicazioni, informatica, ricerca e sviluppo hanno registrato dinamiche record, ma anche di quelli definiti “emergenti” (+17,3%), dove si evidenziano le attività legate alla logistica e all’assistenza socio-familiare.
Se l’offerta di servizi è cresciuta progressivamente, il Veneto continua però a caratterizzarsi per una bassa domanda di servizi, nonché ancora poco lungimirante. L’indagine condotta su un campione rappresentativo di imprese manifatturiere ha evidenziato una prevalenza della gestione esterna delle funzioni che oggi richiedono un’elevata professionalità: affidano all’esterno totalmente o parzialmente i servizi di contabilità e paghe e di gestione fiscale e legale l’85% delle imprese, quelli legati alla manutenzione degli impianti e ai trasporti e logistica il 60% delle imprese, i servizi informativi e informatici il 40%. Si tratta tuttavia di funzioni “obbligatorie”, svolte dalla quasi totalità delle imprese più per ottemperare ad obblighi normativi che per trarne vantaggio in termini di efficienza ed efficacia aziendale. Al contrario altre funzioni, quelle maggiormente strategiche per lo sviluppo dell’azienda, vengono svolte più convenientemente all’interno: è il caso dei servizi per l’ambiente e la sicurezza, gestiti internamente dal 55% delle imprese, dei servizi legati al controllo di qualità e alla certificazione dei prodotti, autogestiti dal 53% delle imprese, dei servizi dedicati alla ricerca e all’innovazione, 47%, dei servizi di supporto al marketing e comunicazione ma anche alle formazione delle risorse umane, 45%, dei servizi finanziari e di supporto all’export, 30%.
Un dato che fa riflettere riguarda la quota significativa di imprese che non svolgono alcune funzioni che invece sono indispensabili per lo sviluppo e la competitività dall’azienda: ad esempio il 62% delle imprese non si avvale di servizi di supporto alla commercializzazione dei prodotti all’estero, il 52% non investe sui servizi finanziari, il 44% non si cura del marketing e della comunicazione, il 42% non svolge funzioni di ricerca, sviluppo e innovazione, il 32% non si preoccupa del controllo di qualità e della certificazione dei prodotti, né della formazione delle risorse umane. Stante questa situazione, tra le imprese intervistate si registra tuttavia una diffusa consapevolezza dell’importanza strategica di tali funzioni, che potrebbe trasformarsi in maggiore domanda di servizi al territorio, stimolando un ulteriore sviluppo del terziario, soprattutto avanzato.
Il rapporto analizza anche gli effetti della terziarizzazione dell’economia regionale sul mercato del lavoro. Sebbene con qualche ritardo rispetto al resto del Paese, anche la struttura occupazionale si sta lentamente “terziarizzando”: negli ultimi quindici anni in Veneto l’occupazione nei servizi è cresciuta del 25%, quasi 10 punti percentuali superiore all’incremento dell’occupazione nel complesso (+15,5%). Guardando tuttavia alla quota di occupati sul totale economia la forbice rispetto alla media nazionale è rimasta invariata, con quasi 8 punti di differenza (57% vs 65%). La specializzazione settoriale della nostra regione, fortemente vocata all’industria, sta rallentando il processo di terziarizzazione, anche se non mancano alcuni segnali importanti.
Il primo è la crescita record dell’occupazione nei servizi avanzati alle imprese (+63% nell’ultimo decennio), settore che oggi ha raggiunto un’incidenza del 16% ed è il più rilevante in termini occupazionali all’interno del terziario, dopo il commercio (che pesa il 26%).
Il secondo è il crescente fabbisogno occupazionale espresso dal comparto dei servizi. Tale tendenza è accompagnata dalla richiesta di figure professionali e titoli di studio di profilo medio-elevato. Ciò significa che lo slancio verso l’innovazione e il riposizionamento verso l’alto del sistema produttivo regionale sembra quindi passare attraverso la ricerca di una maggiore qualificazione del lavoro nei servizi.
Ci si chiede tuttavia se, in una regione come il Veneto ad elevata vocazione manifatturiera, occorra puntare comunque sui servizi o siano più opportune forme di armonica crescita e reciproca sinergia con gli altri macrosettori (specificatamente con l’industria, l’artigianato e l’agricoltura).
Secondo il rapporto, il Veneto può effettivamente avere meno bisogno di servizi alle imprese, perché il suo settore manifatturiero si va rafforzando attraverso processi selettivi, e quindi sviluppa al proprio interno professionalità nel terziario avanzato, in contrapposizione alla minore richiesta di personale meramente esecutivo. Questa riscontrata tendenza in atto spiega, almeno in parte, la minor domanda di servizi avanzati da parte delle imprese venete.