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“Ferrara capitale mondiale della Abate”

21/02/2007
“Negli ultimi 5 anni si sono persi quasi 9mila ettari di frutteto nel Ferrarese, anche a causa del crollo dei prezzi del 2004 e 2005. Ora i nuovi investimenti si spostano sulla frutta invernale: kiwi, pere, mele (Fuji e Pink lady) e sulle albicocche per quella estiva, ma non compensano ciò che si è perso”. Così Mauro Ferrari, presidente della Cia di Ferrara, ha aperto la tavola rotonda sul tema “Pera, nuovi mercati, nuovo reddito”, svoltasi alla Camera di Commercio di Ferrara, alla quale hanno partecipato tra gli altri il sottosegretario al Ministero delle politiche agricole Guido Tampieri e il presidente nazionale Cia Giuseppe Politi.

La Abate resta la regina della frutticoltura ferrarese con quasi 4000 ettari investiti sui 13mila complessivi a pere ma nel 2006 questa varietà ha subito un forte calo di prezzo (-20%) rispetto al 2005, aggravando il bilancio delle aziende agricole ferraresi che nel 2006 ha visto i rediti in calo con percentuali anche a due cifre (-15/16%) ben al di sopra della media nazionale. “Le prime analisi dei dati di produzione 2006 delle pere - prosegue Ferrari - non mostrano una sovrapproduzione della principale varietà, la Abate, che resta stabile, mentre invece ci confermano una buona produzione di Williams che però contemporaneamente ha avuto una stagione commerciale ottima.”

"I produttori scottati dalla crisi dei prezzi, si sono gradualmente spostati sulle varietà più tardive, che davano maggio¬ri garanzie di reddito, e su specie inver¬nali in cui la gestione organizzata permetterebbe di sfruttare meglio i picchi di mercato, ma nel 2006 la sofferenza di prezzo in campagna l’hanno subita proprio i prodotti invernali".

Il presidente della Camera di commercio, Carlo Alberto Roncarati, ha lanciato la proposta di fare di Ferrara la capitale mondiale della pera, concentrando qui strutture di ricerca e sperimentazione: “La Abate è un prodotto di eccellenza che va meglio difeso, facendone un marchio, un brand identificabile su tutti i mercati”.

Dalla relazione di Ugo Girardi, direttore Unioncamere Emilia Romagna, emerge il ruolo strategico che la produzione di pere riveste per il territorio regionale e ferrarese in particolare. A livello regionale, la produzione di frutta ha subito una costante riduzione, dal 1990 al 2005. In controtendenza le pere, la cui quota regionale sul totale nazionale è passata dal 61,5% degli anni 1991-95 al 65,9% del periodo 2001-05. Si conferma quindi una tendenza alla specializzazione dell’agricoltura regionale nella coltivazione delle pere: a conferma di una forza propulsiva di una intera filiera, che va dalla produzione alla commercializzazione, all’export.

L’Emilia-Romagna con 413,5 milioni di euro rappresenta nel 2005 la prima regione esportatrice di frutta; al secondo posto si colloca la Puglia, al terzo il Trentino-Alto Adige. Nei primi nove mesi del 2006 le esportazioni nazionali sono aumentate dell’1,2 per cento, mentre in Emilia-Romagna si è registrato un incremento del 7 per cento.

Fra le proposte emerse dal dibattito (cui hanno partecipato: Renzo Piraccini, direttore Apofruit; Gabriele Ferri, direttore NaturItalia; Claudio Scalise, esperto di marketing; Luciano Trentini, direttore Cso) la valorizzazione commerciale dei calibri piccoli di Abate, più promozione sui mercati esteri, una maggior programmazione della produzione.

Il sottosegretario Guido Tampieri ha ammonito a “non fasciarsi la testa per un anno di prezzi bassi, che hanno colpito soprattutto i calibri più piccoli. L’Abate è un grande prodotto di nicchia, non globalizzabile, distintivo di questo territorio. Se non recuperiamo posizioni con questi prodotti di alta gamma, ci sarebbe davvero da disperare. Invece queste piccole crisi devono spronarci a fare di più e meglio e a fare quello che non si fatto finora. Basta con gli alibi: servono più promozione e più organizzazione dell’offerta. L’offerta spetta ai produttori organizzarla meglio. La promozione va meglio coordinata tra organi dello Stato centrale e enti locali e territoriali onde evitare dispersioni e frammentazioni di iniziative”.

Giuseppe Politi, presidente nazionale Cia, a conclusione della tavola rotonda ha chiesto l’impegno di tutta la filiera per continuare a sostenere la grande tradizione frutticola che ha reso famosa l'agricoltura ferrarese: Dei 753 marchi riconosciuti a livello europeo, oltre l’80 per cento appartiene all’Italia, alla Francia, alla Spagna e alla Grecia. “E questo conferma – conclude Politi – che in Europa vince l’agricoltura diversificata, quella fondata su tradizioni millenarie, fortemente legata al territorio. Nelle prossime riforme dell’Ocm ortofrutta e vino, produzioni simbolo dell’agricoltura mediterranea, si deve procedere in maniera determinata per esaltare queste importanti colture e per tutelare i redditi dei produttori”.

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