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Vicenza, "La Buona Madre": il Goldoni noir

25/02/2007
Un Carlo Goldoni notturno, dal taglio noir, e una Venezia cupa, misteriosa, a tratti sinistra e soffocante. Così il regista Stefano Pagin vede lo sfondo de "LA BUONA MADRE", una delle opere più moderne e attuali del commediografo veneziano, scritta nel 1761. Lo spettacolo verrà portato in scena al Teatro Astra di Vicenza martedì 27 febbraio (ore 21) da Gruppodacapo/I Fratellini, con la presenza di attrici del calibro di Stefania Felicioli (due volte Premio Duse), Michela Martini e Nicoletta Maragno, già attrici per Ronconi e Strehler.

Pagin spoglia in modo quasi completo l'opera originale di Goldoni, apportando una riduzione drammaturgia per tre attrici e un attore che interpretano sei ruoli diversi. La scenografia è minimalista, priva di qualsiasi orpello settecentesco, la messinscena non lascia spazio a frivolezze e leziosità a vantaggio di un lavoro di sintesi che getta sulla scena i personaggi con i loro drammi interiori: quelli di un figlio che si innamora di una ragazza che non lo ama, alla quale fa credere di essere ricco; e di una madre che vuole invece farlo sposare con una ricca vedova, salvando così le sorti di una famiglia ormai in rovina. È lei o Venezia la "buona madre" iperprotettiva? O entrambe?



Prima dello spettacolo, alle 18.15 all'enoteca La Meneghina (contrà Cavour 18, Vicenza), Stefano Pagin, Stefania Felicioli e Michela Martini incontrano il pubblico introdotti dal critico teatrale de Il giornale di Vicenza Antonio Stefani e dal regista-attore Titino Carrara. L'evento (ingresso gratuito) è nel programma "Incontri con gli artisti", realizzato grazie alla collaborazione del Centro Culturale Europeo del Veneto, autore del nuovo concept che prevede di incorniciare gli appuntamenti in location diverse nel tessuto fisico e culturale della città.



LA BUONA MADRE

Scritta nel gennaio del 1761 e rappresentata per il carnevale di quell'anno, LA BUONA MADRE è - per stessa ammissione di Carlo Goldoni - una commedia senza trama. Eppure il testo, in vernacolo, appare oggi di grandissimo spessore e modernità. Racconta di un figlio che si innamora di una ragazza che non lo ama, alla quale fa credere di essere ricco, e delle strategie di una madre per farlo sposare invece con una ricca vedova, salvando così le sorti di una famiglia ormai in rovina.

La regia di Stefano Pagin rivisita il testo goldoniano proponendo una riduzione per tre attrici ed un attore, impegnati ad interpretare sei ruoli. Il sodalizio delle tre donne (Barbara, Agnese e Margarita) ai danni del figlio di Barbara, Nicoletto, è sotterraneo, ancestrale, sta nei sottotesti, nelle pause, negli sguardi, mai in uno svelato accordo. Insomma, non si vedranno confabulare di nascosto, quasi vittime inconsapevoli di una macchinazione del fato. La stessa inconsapevolezza vale per l'innamoramento di Margarita (la serva di casa) nei confronti di Nicoletto. Ed è lei, più di tutti, a necessitare della costruzione di un movente, molto chiaro invece per i personaggi di Agnese - la ricca vedova - e Barbara - la "buona madre" del titolo. Per questo Pagin fornisce Margarita di una forte tensione amorosa per il ragazzo, tensione ovviamente frustrata, ma punto di partenza necessario per capire il motivo della sua rivalità con Agnese e Daniela e delle pulci all'orecchio lanciate a Barbara fin dall'inizio della commedia.

Nicoletto è invece visto da subito come la vittima designata del complotto delle donne, in diversi modi innamorate di lui, tramato per impedire la sua maturazione sentimentale e virile. Nicoletto è un figlio imperfetto e il suo tentativo di recidere il cordone ombelicale attraverso l'innamoramento per la giovane Daniela, le sue bugie, le sue goffe violenze, non saranno sufficienti a liberarlo dal controllo oppressivo della madre. Il giovane verrà infatti ricacciato da quest'ultima nelle braccia di un'ardente vedovella, a sottolineare così l'impotente circolo vizioso intrapreso da Nicoletto.

La buona madre in fondo è anche Venezia, una Venezia non più riproduttiva, che soffoca i propri figli in nome di un potere che il passato le ha conferito. E anche Nicoletto è Venezia, la città di un tentato futuro. Il tempo che ha davanti a sé è quello della sconfitta, della mediocrità, dell'eterna adolescenza. Barbara ne ha impedito la maturazione, ne ha soffocato la libertà, ne ha distrutto la virilità. Una tragedia edipica col tono di commedia, ma anche metafora di Venezia, città asfittica e cannibale.



Biglietti: intero 15 euro - ridotto 13 euro

Informazioni per il pubblico:



tel. 0444 323725 - astra@piccionaia.org



www.teatroastra.it







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