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Commercio: agroalimentare; cala saldo (-21%)

24/02/2007
"Peggiora con un crollo del 21 per cento il saldo agroalimentare della bilancia commerciale con l’estero per effetto del forte aumento delle importazioni provenienti da Paesi extracomunitari: dalle ciliegie dall'Argentina alle pesche dal Sudafrica, dai fagiolini del Senegal fino ai meloni del Brasile”. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti svolta sulla base dai dati Istat sul commercio con i Paesi extra UE nel gennaio 2007, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Bisogna valorizzare i primati nazionali nell'alimentare verificando che sugli alimenti importati vengano effettuati tutti i controlli previsti dalla legge per quanto riguarda sopratutto - sostiene la Coldiretti - il rispetto dell'obbligo di indicare origine, varietà e qualità di frutta, verdura e degli altri alimenti, nonché l'eventuale presenza di contaminazioni con prodotti proibiti in Italia, in modo da prevenire rischi per la salute e situazioni di concorrenza sleale. E’ necessario peraltro evitare - continua la Coldiretti - che i prodotti di importazione realizzati spesso senza il rispetto delle stesse regole di carattere sanitario, ambientale ed etico vengano confusi con la frutta e la verdura italiana che si è dimostrato essere la più sicura in Europa con il 99 per cento dei campioni risultati a norma di legge per la presenza di residui di agrofarmaci. Si tratta di una palese violazione delle norme del decreto legislativo 306/02 che definisce sanzioni nel caso in cui le etichette di frutta e verdura non riportino tutte le informazioni obbligatorie relative all'origine, alla categoria e alla varietà dei prodotti messi in commercio. Ma anche - continua la Coldiretti - un rischio per la salute con il pericolo che vengano spacciati per Made in Italy prodotti di qualità inferiore. L'Italia è leader nella produzione di frutta e verdura nell'Unione Europea allargata, con un raccolto di quasi 30 miliardi di chili (pari al 25 per cento del totale comunitario) che alimenta un importante flusso di esportazioni. Ma l'Italia - sottolinea la Coldiretti - è anche un grande Paese importatore di ortofrutta, per una quantità stimabile nel 2006 pari a 3,4 miliardi di chili che significa una probabilità su dieci di consumare sul mercato nazionale frutta e verdura di origine non nazionale. In particolare oltre la metà della frutta importata viene da Paesi del Centro e Sud America (Equador, Colombia, Cile, Argentina, Brasile), ma rilevanti sono le importazioni dalla Spagna con il 20 per cento e dal Sud Africa o altri Paesi africani dai quali giungono anche verdure e ortaggi che arrivano però in maggioranza da altri Paesi Europei. Scegliere di consumare frutta e verdura di stagione oltre a garantire maggiore qualità e freschezza per la salute evita gli “sprechi energetici” e l’inquinamento ambientale dovuti al trasporto dei prodotti esotici e - conclude la Coldiretti - non comporta particolari sacrifici per un Paese come l'Italia che offre la più ampia varietà alimentare.



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