Il Salone svela i misteri dell’Arsenale di Venezia
L’Arsenale di Venezia rispecchia la potenza marittima della Serenissima, nel suo periodo di massimo splendore. Cinto da oltre 3 Km di alte mura, l’Arsenale si presenta come una struttura quasi invalicabile, che custodisce un prezioso segreto. L’arte che al suo interno si praticava era infatti la chiave della potenza della Repubblica e doveva essere preziosamente custodito. Era il luogo dove si progettavano, si costruivano e si armavano le navi.
La storia dell’Arsenale prende avvio nel 1104 sotto il dogato di Oderlaf Falier: il primo vero Arsenale d’Europa, posto su due isolette dette gemelle. Il significato della parola è di origine araba, “dar a senà”, che significa casa dell’industria. La struttura divenne uno dei tre nuclei più importanti della città insieme a Rialto e San Marco. Nel 1320 l’Arsenale iniziò a subire le prime profonde trasformazioni e fu quadruplicata la sua superficie: fino a quel momento era servito soprattutto alla manutenzione delle navi ma, a causa della minaccia ottomana e della flotta spagnola in espansione, fu attrezzato per costruire non solo navi per il commercio, ma anche da guerra. Per i tempi era un cantiere immenso ma i Veneziani, che verso la fine del XV secolo si trovarono a lottare per il possesso del Mediterraneo con i Turchi, si accorsero che avevano bisogno di un Arsenale ancora più grande. Nacque così nel 1473 l’Arsenale Nuovissimo, in questo modo si snellì e si velocizzò la costruzione delle navi. Le chiglie e il ponte erano fabbricati nell’Arsenale Nuovissimo, dopodiché la nave passava nell’Arsenale Vecchio dove si aggiungevano gli alberi, la velatura, l’artiglieria, il cordame e si rifiniva la struttura. All’Arsenale è stata data vita anche al Bucintoro, la più prestigiosa delle imbarcazioni in esso costruite: in occasione del Salone Nautico, le coste del Bucintoro, cioè l’infrastruttura base dell’imbarcazione, saranno esposte in Piazza San Marco.
Il Bucintoro, la galea di rappresentanza del Doge, era riccamente adornato, intarsiato e dorato. In esso veniva espressa la potenza e la ricchezza della Repubblica di Venezia. Lungo trentacinque metri, largo sette e alto nove, mosso da centosessantotto arsenalotti ai remi, due ammiragli, uno di coperta e uno alle manovre, era diviso in due piani. Il piano inferiore era riservato ai vogatori, mentre quello superiore era libero in tutta la sua lunghezza ed ospitava il Doge e la Signoria, oltre agli ambasciatori e agli ospiti d’onore. Venticinque marinai erano addetti alle manovre diretti da un comito e da due sottocomiti. Il Bucintoro, quando non era posto in acqua per le cerimonie, veniva messo a terra nell’apposita grande tesa, chiamata Casa del Bucintoro, costruita dal proto Jacopo Tatti, detto il Sansovino in Arsenale ed ancora oggi visibile. L’ultimo Bucintoro, che sembra essere stato il più sfarzoso fra tutti, venne rapinato di tutti gli ornamenti e fatto demolire da Napoleone quale simbolo di un detestabile potere. Non soddisfatto, Bonaparte lo fece bruciare e si fece spedire le ceneri in quattro casse a Milano, dove stanziava.
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