‘…Quale dell’Arzenà dei Viniziani - bolle d’inverno la tenace pece - a rimpalmar le ligni lor non sani, - chè navigar non ponno, e in quella vece - chi fa il suo legno nuovo, e chi ristoppa le coste a quel che più viaggi fece; - chi ribatte da proda e chi da poppa; - altri fa remi, ed altri volge sarte; - chi terzuolo ed artimon rintoppa…’. Con questi versi anche Dante, nel XXI Canto dell’Inferno, ha ricordato il duro lavoro che veniva compiuto all’interno dell’Arsenale, sottolineando la foga con cui gli arsenalotti svolgevano i loro compiti. Grazie alla collaborazione tra Salone Nautico di Venezia e Marina Militare, dal 17 al 25 marzo, Venezia potrà approfittare di un’apertura straordinaria di uno dei luoghi più belli e misteriosi al mondo. “L’arte delle costruzioni navali che nei due secoli precedenti avevano saputo creare un felice connubio tra tradizione nordica e mediterranea ,trovava la sua massima espressione nell’Arsenale di Venezia . Bisogna partire da queste brevissima premessa per dare senso al Festival del Mare.” ha affermato Gianni de Luigi, consulente artistico Salone Nautico Internazionale di Venezia .Un unico biglietto di ingresso, e un servizio di navetta gratuito, permetterà al visitatore di accedere agevolmente sia all’esposizione in Marittima che all’Arsenale. Delle visite guidate potranno guidare lungo un affascinante percorso, tra antiche musiche veneziane con le gondole da cerimonia e le imbarcazioni dogali, che dal Padiglione delle Navi si snoda fino alle Gaggiandre. All’interno dell’area storiograficamente più antica dell’Arsenale il visitatore potrà ammirare storici motoscafi da corsa, l’Elettra di Marconi, l’imponente motosilurante MS473, Caicchi, Trabaccoli, Caorline, Golette, Bragozzi, Lancette, ma anche assistere a rappresentazioni teatrali e dimostrazioni pratiche. “ Riattualizare questa identità appunto del Mare oserei dire scienza di questa città. Tra mercato e cultura e mercato della cultura è necessario riconoscere il passato antico e moderno e navigare verso il futuro. Questa città di cui faccio parte, e per quanto sia stato molto tempo a lavorare in molte metropoli mi fa sempre tornare,deve ritrovare il tempo dell’Uomo proprio perché è città d’acqua. Il Festival del Mare” continua De Luigi “può essere l’occasione per impedire questa volontà di trascinare Venezia a terra sarebbe trafiggere il suo cuore per non ascoltarlo più, parafrasando Savinio. In questo ultimo secolo Venezia aveva divorziato dal mare, io ho la presunzione di riconciliarla e per questo porterò le ordinate del Bucintoro in piazza San Marco per ricordare il suo rito propiziatorio “lo sposalizio con il Mare!”. Cercherò di portare Poeti, letterati, cantanti, scrittori, navigatori, pittori, attori, gli artisti insomma che riconoscono nel mare la grande ispirazione. Spero di poter essere pioniere e nocchiero di un accadimento: il risveglio di una città che ha insegnato attraverso il mare a dialogare con l’oriente,dare ai veneziani un’altra occasione di riscatto per insegnare al mondo a guardarsi negli occhi e lasciare gli ormeggi a terra.” Durante la manifestazione, infatti, si riproporranno le antiche “maestranze” e saranno illustrate le tradizionali tecniche di costruzione e le caratteristiche delle imbarcazioni d’epoca esposte: un evento importante sarà la sfida di costruire in 9 giorni un piccolo cabinato in compensato marino, che sarà varato a chiusura del Salone.
L’Arsenale di Venezia rispecchia la potenza marittima della Serenissima, nel suo periodo di massimo splendore. Cinto da oltre 3 Km di alte mura, l’Arsenale si presenta come una struttura quasi invalicabile, che custodisce un prezioso segreto. L’arte che al suo interno si praticava era infatti la chiave della potenza della Repubblica e doveva essere preziosamente custodito. Era il luogo dove si progettavano, si costruivano e si armavano le navi.
La storia dell’Arsenale prende avvio nel 1104 sotto il dogato di Oderlaf Falier: il primo vero Arsenale d’Europa, posto su due isolette dette gemelle. Il significato della parola è di origine araba, “dar a senà”, che significa casa dell’industria. La struttura divenne uno dei tre nuclei più importanti della città insieme a Rialto e San Marco. Nel 1320 l’Arsenale iniziò a subire le prime profonde trasformazioni e fu quadruplicata la sua superficie: fino a quel momento era servito soprattutto alla manutenzione delle navi ma, a causa della minaccia ottomana e della flotta spagnola in espansione, fu attrezzato per costruire non solo navi per il commercio, ma anche da guerra. Per i tempi era un cantiere immenso ma i Veneziani, che verso la fine del XV secolo si trovarono a lottare per il possesso del Mediterraneo con i Turchi, si accorsero che avevano bisogno di un Arsenale ancora più grande. Nacque così nel 1473 l’Arsenale Nuovissimo, in questo modo si snellì e si velocizzò la costruzione delle navi. Le chiglie e il ponte erano fabbricati nell’Arsenale Nuovissimo, dopodiché la nave passava nell’Arsenale Vecchio dove si aggiungevano gli alberi, la velatura, l’artiglieria, il cordame e si rifiniva la struttura. All’Arsenale è stata data vita anche al Bucintoro, la più prestigiosa delle imbarcazioni in esso costruite: in occasione del Salone Nautico, le coste del Bucintoro, cioè l’infrastruttura base dell’imbarcazione, saranno esposte in Piazza San Marco.
Il Bucintoro, la galea di rappresentanza del Doge, era riccamente adornato, intarsiato e dorato. In esso veniva espressa la potenza e la ricchezza della Repubblica di Venezia. Lungo trentacinque metri, largo sette e alto nove, mosso da centosessantotto arsenalotti ai remi, due ammiragli, uno di coperta e uno alle manovre, era diviso in due piani. Il piano inferiore era riservato ai vogatori, mentre quello superiore era libero in tutta la sua lunghezza ed ospitava il Doge e la Signoria, oltre agli ambasciatori e agli ospiti d’onore. Venticinque marinai erano addetti alle manovre diretti da un comito e da due sottocomiti. Il Bucintoro, quando non era posto in acqua per le cerimonie, veniva messo a terra nell’apposita grande tesa, chiamata Casa del Bucintoro, costruita dal proto Jacopo Tatti, detto il Sansovino in Arsenale ed ancora oggi visibile. L’ultimo Bucintoro, che sembra essere stato il più sfarzoso fra tutti, venne rapinato di tutti gli ornamenti e fatto demolire da Napoleone quale simbolo di un detestabile potere. Non soddisfatto, Bonaparte lo fece bruciare e si fece spedire le ceneri in quattro casse a Milano, dove stanziava.