Sicurezza alimentare e mass media: confronto a Venezia
“Alla luce di quanto accaduto con l’aviaria e prima ancora con la BSE, che hanno causato una grave crisi nel settore agroalimentare su scala locale e nazionale, stiamo studiando un percorso condiviso da tutti per comunicare costantemente, al cittadino, lo stato di salute dell’intera filiera produttiva – ha dichiarato Elena Donazzan, Assessore Regionale alle Politiche dell’Istruzione e della Formazione con delega ai Servizi veterinari – Vorremmo creare una sorte di banca dati, fruibile da tutti gli operatori della comunicazione, per costruire un rapporto fiduciario stabile con il cittadino, al di fuori delle situazioni d’emergenza”.
Ma quali sono i fattori che in Veneto, come in tutta Italia, hanno causato il crollo dei consumi di pollo, tacchino ed altri volatili, oltre che di uova? Cosa non ha funzionato nella comunicazione-informazione? “Innanzitutto non si usa il linguaggio comune, ma termini poco chiari e scientifici – ha spiegato Daniela Boresi, giornalista de “Il Gazzettino Nord Est” e relatrice, nella mattinata di confronto a Venezia, assieme a Piero Vio, Giovanni Vincenzi e Giancarlo Ruscitti dell’Unità di Progetto Sanità Animale e Igiene Alimentare – Poi c’è stata una gran confusione lessicale: si sono equiparati termini come vaccino umano e animale, facendo credere al cittadino di potersi tutelare col vaccino acquistato in farmacia; infine, è mancata una centrale di comunicazione, che fornisse un’informazione adeguata e puntuale”. Basti pensare che, come ha sottolineato la Boresi, nel 2005, in piena “emergenza aviaria”, non è stato abbattuto alcun pollo in Veneto, mentre gli anni precedenti, quando giornali e televisioni tacevano rispetto ad un possibile virus fra i volatili, ne furono ammazzati circa 17.000, perché ritenuti a rischio contagio.
Il confronto sulla comunicazione a proposito di sicurezza alimentare è stato ritenuto fondamentale da tutte le categorie, anche dai medici veterinari e da alcuni produttori presenti al dibattito; soprattutto dalle associazioni dei consumatori è, però, emersa la necessità di costruire, al più presto, un rapporto di fiducia con chi deve garantire sicurezza e qualità alimentare al cittadino.