“L’acqua del Piave: utilizzazioni e tutela”
Innanzitutto è stata fatta un’analisi generale sulla situazione attuale delle acque e dei fiumi in particolare. “I problemi del Piave sono gli stessi problemi dei grandi fiumi (come il Po), a causa delle grandi trasformazioni economiche, sociali e territoriali, che hanno interessato il Paese negli ultimi sessant'anni” ha affermato Anna Maria Martuccelli. “ Rispetto ad allora, in Italia, la variabilità del clima si è molto accentuata e sono aumentati i bisogni a livello ambientale”.
Il Direttore A.N.B.I. ha quindi illustrato la situazione a livello giuridico, analizzando le principali leggi di riferimento per il settore delle acque, soffermandosi in particolare sulle innovazioni che hanno portato. “Il legislatore, con la Legge 183/1989, introdusse una nuova nozione di difesa del suolo fu una riforma che ha inciso molto sul sistema delle acque. Tra l’altro, è stata introdotta una disposizione per i bacini idrogeografici, che prevede di garantire la razionale ed efficiente raccolta delle acque. Con questa legge, la pianificazione del territorio deve tener conto anche della risorsa idrica” ha affermato.
Un’altra pietra miliare è la Legge 36/94, la cosiddetta “Legge Galli”, una fondamentale riforma che tiene conto del fatto che sono aumentati i fabbisogni e, di contro, l’acqua disponibile è diventata più scarsa.“Questa legge ha introdotto un principio base: tutte le acque sono pubbliche. Il che significa porre l’accento sull'esigenza, per cui l’acqua deve soddisfare interessi pubblici generali. Inoltre, in questa legge, tra le priorità nell’utilizzo dell’acqua, il settore dell’agricoltura viene considerato un punto di riferimento importante.”
La priorità viene data al consumo umano, subito dopo viene l’uso irriguo. “Per molteplici ragioni” ha affermato Anna Maria Martuccelli “ avere acqua per l’agricoltura significa avere un'opportunità in più. Inoltre, se c’è acqua nei canali significa che non c’è siccità nei terreni.”
E, secondo il Direttore Generale ANBI, la competitività dell’agricoltura si gioca proprio sulla disponibilità dell’acqua.
Un altro passo importante a livello normativo è stato il Decreto Legislativo 152/1999 dedicato alla salvaguardia delle acque, con cui è stata introdotta la necessità di affiancare un piano di tutela al piano di bacino. Nei piani di tutela bisogna definire il minimo deflusso vitale, cioè la soglia che dev’essere mantenuta per garantire condizioni di vivibilità all'ecosistema nel momento in cui l’acqua . Il deflusso minimo va garantito secondo le priorità dettate dalla Legge 36/94: una di queste è l’agricoltura.
“Gli enti locali, nel fare i piani territoriali, devono tenerne conto, altrimenti adottano strumenti non conformi alla legge. Un piano di tutela deve tener conto non solo delle priorità, ma anche degli interventi per accrescere le disponibilità idriche” ha concluso la Martuccelli. “In sede di redazione del piano, la partecipazione delle istituzioni non deve essere solo burocratica, ma reale, coinvolgendo anche i consorzi di bonifica, che sono veri e propri protagonisti del territorio”
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