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Immigrazione: bene ingressi lavoratori, molti in agricoltura

09/03/2007
Il via libera all’ingresso di 80mila lavoratori extracomunitari stagionali risponde alle esigenze del settore agricolo dove gli occupati stranieri hanno raggiunto ormai il 13 per cento del totale e rappresentano una componente strutturale indispensabile in molti distretti produttivi. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’annuncio della pubblicazione in Gazzetta il 12 marzo del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri relativo alle quote di ingresso per lavoro stagionale degli extracomunitari a valere per l’anno 2007. La maggioranza degli stagionali extracomunitari in arrivo in Italia - sottolinea la Coldiretti - per impegnarsi in attività produttive troverà occupazione nel settore dell' agricoltura e in quelli turistico, alberghiero ed edile. L’entità del contingente, considerato che per i lavoratori rumeni non è più necessario il nullaosta al lavoro, dovrebbe risultare sufficiente - precisa la Coldiretti - a soddisfare le esigenze delle imprese agricole. La tempestività della pubblicazione del decreto flussi è essenziale per le attività agricole che devono fare i conti con la stagionalità delle produzioni che quest’anno, per gli effetti dei cambiamenti climatici, è anticipata in tutto il Paese. Da una corretta e tempestiva programmazione degli ingressi di lavoratori provenienti dall'estero può venire - sostiene la Coldiretti - un contributo determinante alla crescita economica del Paese, ma anche alla lotta alla clandestinità e al lavoro nero. Si tratta di una necessità per sostenere l’impegno della parte più sana ed economicamente attiva dell'imprenditoria agricola a perseguire percorsi di trasparenza e qualità del lavoro e per combattere inquietanti fenomeni malavitosi e di becero sfruttamento della manodopera, che gettano un'ombra pesante su un settore che ha invece scelto con decisione la strada della regolarità. Complessivamente sono quasi 125mila gli immigrati occupati regolarmente in agricoltura dove rappresentano il 13 per cento del totale dei lavoratori e contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del Paese. Del totale dei 124.532 lavoratori immigrati ben 84.384 (86 per cento) sono a tempo determinato mentre 17.540 (14 per cento) a tempo indeterminato. Circa un quarto dei lavoratori immigrati (24 per cento) proviene da Paesi neocomunitari, verso i quali si è verificato l’allargamento dell’Unione con la giusta decisione di apertura delle frontiere, mentre un ulteriore 38 per cento riguarda altri Paesi dell’est Europa. A trasferirsi in Italia per lavorare in agricoltura sono principalmente nell’ordine i polacchi (14 per cento), rumeni (14 per cento), albanesi e a sorpresa gli indiani (7 per cento) che trovano occupazione soprattutto negli allevamenti del nord per l’abilità e la cura che garantiscono alle mucche. Sono molti i "distretti agricoli" dove i lavoratori immigrati sono diventati indispensabili come nel caso della vendemmia in Rimonte, della raccolta delle fragole nel veronese, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell'uva in Piemonte, del tabacco in Umbria e Toscana o del pomodoro in Puglia.



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