Bambini in affidamento e diritto ai legami affettivi
“E’ stato affrontato un argomento tabù: il distacco del bambino dalla famiglia affidataria.” ha detto Carla Forcolin, Presidente dell’Associazione “La Gabbianella”. E ci si chiede: perché argomento tabù? Perché è così difficile capire che per un bambino è fondamentale avere affetto? “In tribunale, quando si decide l’affidamento o l’adozione di un bambino, ci sono ancora forti preconcetti su quella che è idealmente definita “famiglia migliore”, che vale più del legame affettivo creatosi tra bambino e famiglia affidataria. Succede, per esempio, che un giudice decida di affidare un bambino ad una famiglia differente solo perché questa ha genitori più giovani o perché non ha figli portatori di handicap” ha detto la Forcolin.
A questa gi di per sé critica situazione, si aggiunge il fatto che i tempi di decisione, nelle aule di giustizia, sono tutt’altro che brevi. “I tempi sono lunghi per esigenze burocratiche o anche perché manca personale nei palazzi di giustizia. Ma intanto passa molto tempo ed il bambino nel frattempo può legarsi molto alla famiglia affidataria. Ed il distacco diventa ancor più doloroso se si pensa che il piccolo ha gi subito un precedente abbandono” ha affermato la Forcolin.
Il rischio di una situazione simile è evidente: una persona che subisce certi traumi può fare molta fatica a vivere un’esistenza normale, con un lavoro stabile, una famiglia e relazioni umane soddisfacenti. E oltre al bambino, soffrono anche i genitori affidatari, che dopo avergli dato affetto e cure se lo vedono togliere.
Eppure, è stato detto durante il convegno, è possibile permettere al bambino di vivere la situazione nel modo più sereno possibile. “Esiste la possibilit di adottare un bambino anche in assenza di tutti i requisiti fissati dalla legge, purché si sia instaurato un particolare rapporto affettivo. Inoltre, ci sono forme d’adozione definite “miste” o “aperte”, cioè che permettono il mantenimento dei rapporti con la famiglia d’origine. Insomma, che vanno incontro ai diritti del bambino. Perché le persone non sono pezzi di carta né fascicoli. E bisogna sempre chiedersi se la discrezionalit del giudice avvenga sempre con parametri oggettivi” ha affermato la Forcolin.
E allora, come fare per aiutare i bambini ed i genitori che vogliono donare affetto, ma incontrano tanti ostacoli? “Occorre una grande rivoluzione culturale” ha detto Pasquale Andria, gi Presidente dell’Associazione Italiana Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia. “Ci vuole un ripensamento critico soprattutto nel rapporto tra la giurisdizione ed i servizi. Ad esempio, il fatto di affidare un bambino ai servizi sociali, non si capisce se è una forma di tutela o un’impropria addenda della giurisdizione. Non bisogna, insomma, disperdere il valore primario del bambino e dei suoi interessi.”