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In assemblea i Comuni confinanti con il Trentino Alto-Adige

14/03/2007
Sono 47 i Comuni veneti e lombardi situati a due passi dal Trentino Alto-Adige, che si riuniranno sabato 24 in assemblea a Pedavena, nel bellunese, per chiedere al Governo un’azione chiara di sostegno per lo sviluppo locale. Lamon, Gosaldo, Enego e Bosco Chiesanuova in Veneto, Bormio, Termosine, Limone sul Garda e Cevo in Lombardia, sono infatti alcuni dei piccoli comuni del nord Italia, che non ci stanno a subire il confronto, per loro svantaggioso, con le limitrofe realtà del Trentino, notoriamente più ricche e con più servizi per il cittadino, e di conseguenza con una maggior forza attrattiva sul turista.

“Siamo 47 comuni, distribuiti su cinque province della Lombardia e del Veneto, per un totale di 125.000 abitanti, con un grande problema che ci accomuna: il riconoscimento politico del disagio socio-economico che ci è causato dalla vicinanza con le Province autonome di Trento e Bolzano – asserisce Marco Scalvini, Sindaco di Bagolino, comune bresciano di quattromila abitanti, portavoce delle esigenze di ciascun comune e coordinatore dell’assemblea fissata a Pedavena – Con la Legge 266 del 2005, il Governo ha riconosciuto il principio di solidarietà per il disagio territoriale, ma poi ci ha sottratto parte dei fondi per distribuirli a pioggia su tutti i comuni, anche quelli che distano oltre 80 chilometri dal confine col Trentino”.

Con la legge 266/05 del Governo Berlusconi infatti, definita “norma antisecessione” in risposta ai propositi avanzati dal comune bellunese di Lamon, i comuni confinanti con le Province autonome di Trento e Bolzano, hanno visto in un primo momento riconoscere il diritto ad usufruire dei fondi di solidarietà, stabiliti in una somma pari a 10 milioni di euro, vale a dire 80 euro per abitante. Peccato che nel 2006, i 125.000 residenti “confinanti” abbiano ricevuto soltanto la modica cifra di 4,30 euro al posto degli ottanta promessi, perché parte dei fondi (circa 2,30 euro per abitante) sono stati distribuiti alle amministrazioni comunali delle province veneto-lombarde, indipendentemente dalla loro posizione geografica.

Oggi, a seguito delle modifica della legge ad opera del Governo Prodi, il fondo di solidarietà pro capite è salito a 30 euro per i comuni confinanti, ma è ancora lontano da quanto stabilito in origine per legge e non permette di raggiungere i vicini trentini e di partecipare ai progetti economico-sociali da loro proposti.

“Abbiamo una legge, c’è la disponibilità economica e noi sindaci abbiamo reali problemi da risolvere – conclude Marco Scalvini – è arrivato quindi il momento di farci sentire e di organizzarci per discutere nelle sedi istituzionali dei punti di questa legge. L’obiettivo è di ottenere gli 80 euro di partenza, fissati pro capite, in modo che, ogni anno, i nostri comuni possano contare su risorse aggiuntive per equiparare il livello di qualità dei servizi offerti al cittadino, non tanto a quelli del Trentino ma alla pari degli altri comuni veneti e lombardi a noi limitrofi”.



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