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UE: stop a 132 mln bimbi schiavi nei campi

25/03/2007
Con l’etichettatura di provenienza l’Unione Europea può intervenire immediatamente, a sostegno di un vero commercio equo e solidale, per contribuire a fermare lo sfruttamento dei 132 milioni di minori di 15 anni che nel mondo lavorano nei campi esposti ai pericoli che derivano dall`utilizzo di macchinari pesanti, maceti e scuri come denunciato dal rapporto sulla schiavitu’ di Save the Children, l'organizzazione internazionale indipendente per la promozione e la tutela dei diritti dei bambini. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che se in kazakistan i bambini vengono impiegati nei campi di cotone e tabacco, arrivando a lavorare fino a 12 ore tutti i giorni, molti prodotti agricoli importati da paesi extracomunitari sono il frutto di processi produttivi che non rispettano le norme etiche del lavoro. Secondo i risultati di un sondaggio recente effettuato dal sito www.coldiretti.it è emerso anche che ben il 20 per cento degli italiani chiede all’Unione Europea controlli alle frontiere sul rispetto delle norme socio-ambientali per evitare che i prodotti in vendita vengano ottenuti danneggiando il territorio e sfruttando il lavoro, anche minorile. Si tratta di comportamenti inaccettabili che - sottolinea la Coldiretti - coinvolgono direttamente l’Unione Europea che è il principale importatore mondiale di prodotti agroalimentari e ha il dovere di svolgere un ruolo di leadership nel garantire la sostenibilità del commercio dal punto di vista sanitario, ambientale e sociale. L’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti è un elemento di trasparenza che consente ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli e da opportunità economica, dignità e sviluppo ai paesi piu’ poveri del mondo che si impegnano contro lo sfruttamento e l’omologazione. Si tratta di una risposta democratica - continua la Coldiretti - al bisogno di ogni popolo, che si impegna nel rispetto dei diritti e nella salvaguardia delle proprie specificità, di far riconoscere sui mercati internazionali i propri prodotti locali valorizzando il territorio. A distanza di 50 anni dal trattato di Roma l’Unione Europea, che ha raggiunto grandi risultati dal punto di vista etico e sociali sul mercato interno, ha ora il dovere - continua la Coldiretti - di impegnarsi per promuovere analoghi processi di sviluppo nei paesi extracomunitari. E per questo - conclude la Coldiretti - occorre accelerare il percorso di trasparenza intrapreso a livello comunitario con l’estensione a tutti i prodotti alimentari dell’obbligo di indicare nelle etichette l’origine della componente agricola impiegata per ridurre i rischi, valorizzare il territorio e assicurare il rispetto di adeguati standard socio ambientali anche nelle produzioni.



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