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Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

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I no del C.u.p. alla Riforma Mastella

26/03/2007
Più di 600 i professionisti del Veneto che si sono riuniti a Congresso, nei giorni scorsi a Rovigo. Per dire a gran voce le loro ragioni e respingere l’accusa a loro rivolta di non volere la riforma delle professioni intellettuali. «Nel testo del Ddl Mastella approvato, dopo una progressiva “bersanizzazione” degli obiettivi in nome di una inaccettabile competitività mercantile, appare chiara la volontà di assimilare i professionisti alle imprese. Ma le professioni intellettuali incidono su interessi generali quali la salute, la giustizia, l’economia, il lavoro, la sicurezza, il paesaggio…: interessi che non possono essere soggetti a mere logiche economiche». A parlare è Giuseppe Cappochin, presidente del C.U.P. Veneto (Comitato Unitario Permanente degli ordini e collegi professionali) a cui aderiscono oggi 108 Ordini e Collegi professionali in rappresentanza di 100mila iscritti di 22 diverse professioni.

Ma la riforma, a detta di tutti, resta improrogabile e necessaria. Raffaele Sirica, presidente del C.U.P. Nazionale ha affermato: «La nostra storia dimostra come ci siamo sempre impegnati per la riforma collaborando con tutti i governi di questi anni. Di fronte a questo Governo, partito sui temi delle professioni con l’accetta, senza dimostrare di comprenderne tutte le complessità, l’alternativa al Ddl Mastella è stata presentare una nostra proposta di legge che tiene conto di tutta l’esperienza maturata in questi anni e contiene profonde novità: a conferma che noi la riforma delle professioni la vogliamo».

Una proposta depositata in Cassazione lo scorso 21 marzo e per la quale partirà proprio in questi giorni la raccolta delle 50.000 firme necessarie. Tre, fondamentalmente, i suoi principi ispiratori:1) tutelare gli interessi collettivi connessi con l’esercizio professionale 2) favorire l’iniziativa dei professionisti e delle relative organizzazioni per lo svolgimento di attività di interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà 3) valorizzare la funzione economica e sociale della professione.

In grande sintesi, il C.U.P. dice NO alle deleghe in bianco a tutto campo in assenza di preventivi, chiari e solidi “paletti sui nodi principali della riforma”; NO all’assimilazione del cittadino/cliente al consumatore/utente; NO, infine, alla comparazione delle prestazioni intellettuali all’attività di impresa.

Rimane sempre vivo, inoltre, il riferimento ad una competitività che deve essere incentrata sulla qualità, la formazione, l’innovazione.

È intervenuto al tavolo del dibattito anche Roberto Castelli, membro della II Commissione Giustizia del Senato, e Ministro alla Giustizia nello scorso Governo Berlusconi. A chi gli ha chiesto se non ci sia un qualche rimpianto per non avere portato a compimento la riforma nella passata legislatura, ha risposto: «Il rimpianto deve averlo chi la riforma l’aveva allora osteggiata, perché adesso si trova a fare i conti con quella che è una controriforma, in realtà, che rischia di peggiorare la situazione sia per i liberi professionisti che per gli utenti consumatori. Da parte nostra - continua - tutto l’interesse ad arrivare alla riforma, ma se il testo resta quello di Mastella, piuttosto meglio niente».

«Il Parlamento ha iniziato ora le audizioni di tutti gli ordini professionali e di una serie di autorità come il Cnel, il Censis…» ha spiegato Giuseppe Chicchi, membro della X Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati e relatore della legge sulla riforma delle professioni intellettuali, facendo il punto sul percorso in atto. «Si comincerà poi il lavoro sulle proposte di legge. Come maggioranza abbiamo a riferimento il progetto di legge del Governo, ma siamo aperti al contributo degli altri propositori e anche attenti al risultato delle audizioni. Sento un grande allarme, ma in realtà la riforma delle professioni serve, perché abbiamo avuto un richiamo dall’Unione Europea, e l’Authority della concorrenza ci ha segnalato il problema. Ci sono migliaia di giovani che vogliono intraprendere la carriera professionale, bisogna quindi facilitare i percorsi, snellire le procedure. C’è, infine, il punto di vista dell’utente/cliente, che si trova spesso esposto per il suo “differenziale conoscitivo”. Allora dobbiamo fare in modo che ordini e associazioni delle nuove professioni li tutelino: ci sono 50 milioni di utenti che aspettano di avere garanzie sulle prestazioni».

I professionisti iscritti agli Ordini oggi sono un milione e 820mila (+58.20% rispetto al 1996), che insieme ai loro collaboratori costituiscono 5 milioni di addetti, ossia il 20% della forza economica italiana, per un Prodotto Interno Lordo pari al 15%.

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