I no del C.u.p. alla Riforma Mastella
Ma la riforma, a detta di tutti, resta improrogabile e necessaria. Raffaele Sirica, presidente del C.U.P. Nazionale ha affermato: «La nostra storia dimostra come ci siamo sempre impegnati per la riforma collaborando con tutti i governi di questi anni. Di fronte a questo Governo, partito sui temi delle professioni con l’accetta, senza dimostrare di comprenderne tutte le complessità, l’alternativa al Ddl Mastella è stata presentare una nostra proposta di legge che tiene conto di tutta l’esperienza maturata in questi anni e contiene profonde novità: a conferma che noi la riforma delle professioni la vogliamo».
Una proposta depositata in Cassazione lo scorso 21 marzo e per la quale partirà proprio in questi giorni la raccolta delle 50.000 firme necessarie. Tre, fondamentalmente, i suoi principi ispiratori:1) tutelare gli interessi collettivi connessi con l’esercizio professionale 2) favorire l’iniziativa dei professionisti e delle relative organizzazioni per lo svolgimento di attività di interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà 3) valorizzare la funzione economica e sociale della professione.
In grande sintesi, il C.U.P. dice NO alle deleghe in bianco a tutto campo in assenza di preventivi, chiari e solidi “paletti sui nodi principali della riforma”; NO all’assimilazione del cittadino/cliente al consumatore/utente; NO, infine, alla comparazione delle prestazioni intellettuali all’attività di impresa.
Rimane sempre vivo, inoltre, il riferimento ad una competitività che deve essere incentrata sulla qualità, la formazione, l’innovazione.
È intervenuto al tavolo del dibattito anche Roberto Castelli, membro della II Commissione Giustizia del Senato, e Ministro alla Giustizia nello scorso Governo Berlusconi. A chi gli ha chiesto se non ci sia un qualche rimpianto per non avere portato a compimento la riforma nella passata legislatura, ha risposto: «Il rimpianto deve averlo chi la riforma l’aveva allora osteggiata, perché adesso si trova a fare i conti con quella che è una controriforma, in realtà, che rischia di peggiorare la situazione sia per i liberi professionisti che per gli utenti consumatori. Da parte nostra - continua - tutto l’interesse ad arrivare alla riforma, ma se il testo resta quello di Mastella, piuttosto meglio niente».
«Il Parlamento ha iniziato ora le audizioni di tutti gli ordini professionali e di una serie di autorità come il Cnel, il Censis…» ha spiegato Giuseppe Chicchi, membro della X Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati e relatore della legge sulla riforma delle professioni intellettuali, facendo il punto sul percorso in atto. «Si comincerà poi il lavoro sulle proposte di legge. Come maggioranza abbiamo a riferimento il progetto di legge del Governo, ma siamo aperti al contributo degli altri propositori e anche attenti al risultato delle audizioni. Sento un grande allarme, ma in realtà la riforma delle professioni serve, perché abbiamo avuto un richiamo dall’Unione Europea, e l’Authority della concorrenza ci ha segnalato il problema. Ci sono migliaia di giovani che vogliono intraprendere la carriera professionale, bisogna quindi facilitare i percorsi, snellire le procedure. C’è, infine, il punto di vista dell’utente/cliente, che si trova spesso esposto per il suo “differenziale conoscitivo”. Allora dobbiamo fare in modo che ordini e associazioni delle nuove professioni li tutelino: ci sono 50 milioni di utenti che aspettano di avere garanzie sulle prestazioni».
I professionisti iscritti agli Ordini oggi sono un milione e 820mila (+58.20% rispetto al 1996), che insieme ai loro collaboratori costituiscono 5 milioni di addetti, ossia il 20% della forza economica italiana, per un Prodotto Interno Lordo pari al 15%.
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