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Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

Agenzia giornalistica, radiotelevisiva e di comunicazione

Può la democrazia nascere dai media?

26/03/2007
La libertà di stampa dovrebbe essere la missione del giornalista. Diciamo dovrebbe perché non passa giorno in cui che tale principio non venga violato. Una situazione che sembra più forte in alcuni paesi, ma in realtà è presente ovunque. Cambieranno le modalità, ma l’effetto, ossia la censura, alla fine è il medesimo. E’ stato questo l’argomento clou del dibattito ““Può la democrazia nascere dai media?” uno degli appuntamenti del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugina, durante in quale è stata presa ad esempio la situazione libanese e medio-orientale.

“Se ho voluto evitare la censura, ho dovuto pubblicare le mie vignette su internet, perché In Libano non ti impediscono di fare qualcosa, neppure ti minacciano: passano direttamente ai fatti, cioè ti uccidono” ha affermato Mazen Kerbaj, vignettista libanese, che ha spiegato la sua scelta di raccontare i fatti attraverso le vignette. “In Libano problemi per i vignettisti non ce ne sono, certo non disegnano il Profeta. Con il mio lavoro spero di sopravvivere ai dittatori di oggi. Non sono così ingenuo da pensare di risolvere i problemi con le vignette, ma spero di far riflettere in futuro, di lasciare una testimonianza. Il binomio libertà-democrazia è quello che serve per opporsi al terrorismo. Io so bene “ ha continuato “che cosa significhi andare in un aeroporto con la barba e con un passaporto libanese: ti guardano male e ti etichettano subito come terrorista.” Eppure, secondo Kerbaj, il problema non è del mondo orientale, ma di quello occidentale. “Tutti seguono la teoria Bush: o sei con me o sei contro di me. Se dici che sei contro l’America, automaticamente sei con l’Iran e vuoi la guerra. È difficile opporsi al pensiero dominante perché vieni subito etichettato come nemico. Nessuno vuole ascoltare ciò che hai da dire e non puoi parlare. Non posso dire di aver paura di essere ucciso come è accaduto ad altri giornalisti come me. Si vive con questa idea in maniera naturale. Potrei essere ammazzato ma non vivo con questo pensiero fisso. Il giornalista ha forse una vita più breve di altri. “ Quando parla di vita di un giornalista, Kerbaj non si riferisce solo alla vita in senso biologico del termine, ma anche alla vita professionale. “Neanche voi abbiate una gran libertà di parola, vista la situazione di Berlusconi “ha detto Kerbaj. Se volete lavorare dovete scrivere per questa gente. Questo ci dà un punto di vista per poter valutare l’occidente. Non si ammazzano i giornalisti, ma non li si fa più lavorare.”

“La censura in Libano è mortale” ha detto Stefano Marcelli, presidente di ISF Information Safety and Freedom “Non sarà che i governi occidentali preferiscono trattare con i dittatori? Perché non si mettono mai a confronto le opinioni occidentali con quelle di chi vuole la libertà nei paesi mediorientali, anziché con Hezbollah o Al Quaeda?”

“Da sempre il Libano è stato un punto di riferimento, oggi in negativo, un luogo in cui tutti possono, sfruttando la particolarità della situazione libanese, scontrarsi. “ ha affermato Ahmad Rafat, giornalista italo-iraniano dell’agenzia ADN Kronos “Ci sono regioni che non sembrano Libano: nel sud la centrale elettrica non appartiene al governo, ma agli iraniani, che l’hanno montata. Esiste un’università iraniana non riconosciuta, ma che funziona. I paesi stranieri fanno in Libano ciò che vogliono perché non c’è un governo forte che si fa rispettare. Anche ora si sta creando una situazione in cui paesi stranieri si preparano a combattersi tra loro sul territorio libanese”. Sulla censura, ha ribadito: “nessuno ti impedisce di pubblicare ciò che vuoi, ma il giorno dopo ti ammazzano. Tra la distruzione causata dalla guerra e l’economia che non funziona il paese è allo sbando. Molti lasciano il paese.” Rafat ha poi messo all’indice una questione importante: il rapporto tra politica ed economia. “In libano i rapporti politici sono determinati dai rapporti economici, la politica estera si fa prima nelle aziende e poi con i diplomatici. L’opposizione democratica, dovesse andare al governo, creerebbe grandi difficoltà all’occidente, che non potrebbe più avere un rapporto basato sul conflitto e sul ricatto. La politica è quindi determinata dall’economica: un governo democratico che deve rispondere al popolo è un disturbo, mentre il dittatore può decidere da solo e trattare liberamente con gli europei. Il prezzo del petrolio aumenta ogni giorno, ma” ha affermato “gran parte del petrolio acquistato dai paesi europei è pagato poco e il restante è suddiviso tra i governi.”

Eppure, in questo quadro poco rassicurante, c’è più di qualcuno che punta ugualmente a fare informazione, affermando di riuscirci. “Con RaiNews24 proviamo a fare un giornalismo diverso dagli altri inviati. Io vado da solo in Medio Oriente, cerco il contatto con la gente. “ ha detto Flaviano Masella, giornalista RaiNews24. “In Iraq” ha aggiunto “sono andato con una piccola telecamera e un computer, mimetizzato tra la popolazione locale, per inviare il materiale girato via internet. Quando facemmo l’inchiesta sulle armi israeliane usate a Gaza l’esercito israeliano ammise le responsabilità, anche se negò che fosse quello il tipo di arma. In Libano sono andato nel sud senza chiedere autorizzazioni. A volte non ci sono grandi difficoltà burocratiche per poter raccontare, altre volte sei sotto il controllo di un apparato che ti deve sempre dare permessi. Democrazia è diritto di voto per un popolo, ma anche avere stampa libera. Oggi i fatti di cui occuparsi sono dettati dai potenti.” Ma allora, viene spontaneo chiedersi, come fa Rai News24 a muoversi in questi ambienti? “RaiNews24 è fortunata perché è sperimentale e consente di fare cose diverse andando anche oltre i controlli” ha detto Masella.



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