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Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

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“Just married in Venice”

05/04/2007
Arrivano dall’America, dalla Francia, dall’Inghilterra e dal Giappone per sposarsi a Venezia. In jeans e t-shirt, oppure in pantaloncini e maglietta sportiva (dopo la VeniceMarathon), in gondola accompagnati da un violinista, oppure in diretta via web di fonte al Canal Grande per rendere partecipi i familiari rimasti a casa. Sposarsi a Venezia è diventata una moda, un desiderio che molti vogliono esaudire anche a costo di indebitarsi. Proprio per studiare il fenomeno ed aiutare i direttori d’albergo a comprenderne le potenzialità e le caratteristiche, il Centro Studi dell’Associazione veneziana albergatori (che riunisce oltre 450 alberghi a Venezia, terraferma e provincia) ha redatto il manuale “Just married in Venice”.

Al Bauer Hotel di Venezia, si è svolta la conferenza stampa di presentazione della ricerca svolta dal ricercatore Giovanni Savini, dal giornalista Roberto Piccinelli, autore della “Guida al piacere e al divertimento”, e da Micaela Scapin, giornalista e ufficio stampa Ava.

Il matrimonio celebrato a Venezia tra coppie di stranieri rappresenta una forma di incentive e per tutti gli operatori economici della città può costituire una fonte di indotto. Non si deve sottovalutare l’impatto che la buona riuscita di questi eventi ha sull’immagine della città in Italia e all’estero: si tratta di una vera e propria operazione di marketing positivo. “Perché – affermano gli addetti ai lavori – un matrimonio riuscito alla perfezione, oltre a garantire l’eventuale ritorno degli sposi per festeggiare l’anniversario, può funzionare come “pubblicità positiva dell’ospitalità di Venezia” per i parenti, gli amici e i conoscenti degli sposi”. “Questa ricerca – ha spiegato il Presidente del centro studi Dott. Massimo Salviato – è rivolta agli albergatori, ma anche a tutti gli operatori commerciali: dai fioristi che hanno un ruolo principale nella preparazione scenografica della location, ai gondolieri che portano a spasso gli sposi lungo il Canal Grande, ai fotografi che si occupano dei servizi fotografici, ai trasportatori, ai ristoratori e a chi si occupa di catering e di organizzare il matrimonio “dalla A alla Z”. Insomma, “Just married in Venice” è diretta a quanti intervengono in maniera attiva alla realizzazione del ricevimento di un matrimonio.

“In un periodo in cui cadono tanti valori, parlare di matrimoni può sembrare anacronistico – ha detto il Direttore dell’Ava, Dott. Claudio Scarpa - Aumentano le famiglie di fatto, vengono proposte nuove formule di convivenza, si parla della fine della famiglia. Leggere questa ricerca può far sorridere, ma può anche stimolare una riflessione molto seria: il numero delle coppie che giungono a Venezia per pronunciare il fatidico “sì” è in continuo aumento. Merito della bellezza della città, ma anche di una tradizione multiculturale che affonda le sue radici ai primordi della storia cittadina. Il manuale “Just married in Venice” racchiude da un lato l’esperienza degli operatori che supportano le coppie che giungono da ogni paese del mondo per sposarsi in città, e dall’altro contiene elementi utili per capire il valore del matrimonio in ogni cultura e religione”. Scarpa ha poi sottolineato le motivazioni che hanno spinto il Centro studi dell’Ava alla realizzazione della ricerca: “Il manuale è diretto ai direttori d’albergo e a tutti coloro che vorranno operare nell’organizzazione dei matrimoni. Un altro segno volto a sottolineare Venezia come città accogliente e di pace. Ci sono tutti gli elementi perché Venezia diventi un punto d’incontro tra mondi diversi, come è sempre stato nella sua storia. Punto d’incontro, sottolineo, e non di scontro. Venezia, oltre che città multiculturale, è anche città delle religioni, grazie alla presenza di istituzioni della religione cattolica di grande valore, ma anche di comunità fortemente radicate come quella ebraica, valdese, anglicana, luterana e ortodossa.

PILLOLE SU MATRIMONI NEI PAESI DEL MONDO

Il matrimonio, il suo rito, le tradizioni e usanze legate al suo festeggiamento sono spesso uno specchio di società e culture e riflettono anche un mondo che cambia.

COME CI SI SPOSA IN…

LA TRADIZIONE EBRAICA

Iniziamo dicendo che il matrimonio viene permesso solo se gli sposi sono entrambi ebrei ,se uno non è ebreo il genitore ebraico disereda il figlia /a . Il rito del matrimonio ebraico viene celebrato in ebraico o con l'antico aramaico. le fasi del rito sono 3 , il rito dell'anello e l'happah (che sarebbe un baldacchino ricoperto da fiori che significa simbolo dell'unità della coppia ) Prima di tutto lo sposo permette di osservare gli obblighi religiosi ,il rabbino poi gli dona un fazzoletto e dopo può sollevare il velo dal viso della sposa. La seconda fase consiste nel fare avvicinare la coppia all' happah dove la sposa compie diversi giri intorno allo sposo dopo di che bevono in un calice benedetto del vino ,dopo avere entrambi bevuto lo sposo infila l'anello al dito dell'anulare destro della sposa mentre il rabbino legge il contratto matrimoniale

LA TRADIZIONE ORTODOSSA

La cerimonia secondo il rito ortodosso è divisa in due parti, fidanzamento ed incoronazione.

Il tutto sembra una rappresentazione teatrale, ogni gesto viene ripetuto per tre volte. I futuri sposi sono benedetti per tre volte dal sacerdote all'ingresso della chiesa, e dopo aver consegnato loro dei ceri accesi li accompagna all'altare porgendo loro gli anelli,d'oro per lui argento per lei. Dopo aver disegnato tre croci sulla fronte di ognuno gli anelli vengono scambiati per tre volte tra i due sposi.

L'incoronazione si svolge accanto alla tetrapodion, piccolo altarino sul quale sono poggiati una coppa di vino e due corone che saranno posate sulle teste degli sposi. Al termine di una danza rituale che i due novelli sposi ballano a mani legate da un fiocco, che simboleggia l'unione, attorno all'altarino il sacerdote toglie la corona prima allo sposo e poi alla sposa invitandoli a baciarsi.

LA TRADIZIONE CINESE

In passato un uomo poteva avere più mogli e le nozze venivano quasi sempre combinate. Oggi è in vigore la monogamia e le persone si sposano per amore e non più per interesse, almeno nelle grandi città. Il colore del vestito da sposa è il rosso.

LA TRADIZIONE GIAPPONESE

I matrimoni giapponesi sono molto suggestivi, ma oggi sempre più giovani scelgono la celebrazione in stile occidentale, nonostante il parere non troppo favorevole dei più anziani.

Il rituale matrimoniale shintoista è molto suggestivo: gli sposi, con indosso due kimoni particolarmente fastosi, bevono ciascuno tre volte da una ciotola con dentro riso e sakè. Ma il fascino per la cultura occidentale è talmente forte in Giappone che molti giovani scelgono un matrimonio all'occidentale, con tanto di abito bianco e lungo con il velo. Tra tutte le coppie che si sono sposate l'anno scorso, circa il 10% (provenienti soprattutto da metropoli come Tokyo o Osaka) ha celebrato il matrimonio all'estero, e sono circa 51.760 coppie: cinque volte in più rispetto a 5 anni fa. In Giappone i grandi alberghi offrono pacchetti completi di cerimonia e ricevimento, con tutti gli ammennicoli della tradizione scintoista: troni, tempietto e i due kimoni per la sposa, uno bianco per la cerimonia e uno rosso per la festa.

LA TRADIZIONE ISLAMICA

Nell'Islam il matrimonio è un vero contratto matrimoniale e perciò non ha alcun valore di sacramento, perciò non è inserito in una particolare cerimonia, e segue le interpretazioni delle varie scuole giuridiche islamiche.Nella prima fase kahtk le famiglie degli sposi e gli sposi si incontrano per la prima volta e si fanno la promessa di matrimonio e insieme alle famiglie stabiliscono l'ammontare della dote da dare alla futura sposa nel caso che un giorno divorzino, alla famiglia invece bisogna proprio darla al momento (alla donna l'unica cosa che le è concessa è stabilire l'ammontare della dote). Dopo avere stabilito la dote il momento centrale vede i due sposi in due diverse stanze , mentre l'ufficiante celebra il rito separatamente e invita alla recita dei sermoni. Separatamente la sposa dichiara fedeltà e obbedienza . Lo sposo invece fedeltà e sostegno con dodici testimoni che mettono per iscritto tutto su un documento.

TRADIZIONE INDUISTA

Anche in questo caso gli sposi che nel passato non si conoscevano vengono introdotto separatamente in un padiglione, dopo di che il padre della sposa consegna sua figlia al giovane (al contrario dell'islam per gli induisti è la donna che porta la dote alla famiglia dello sposo, perchè venendogli a mancare il figlio maschio fonte di reddito, i suoi genitore in questo modo si assicurano la sopravvivenza). La cerimonia avviene intorno al fuoco dove si depongono le offerte, lo sposo guida la sposa intorno al fuoco annodando le sue vesti con quelle di lei dovranno poi salire in cima ad una macina per poi compiere sette passi su sette mucchietti di riso, alla fine della cerimonia i sposini verranno innaffiate con dell'acqua benedetta.

CURIOSITÀ INTERNAZIONALI

Il primo abito da sposa documentato: é quello della principessa Filippa, figlia di Enrico IV d'Inghilterra, che nel matrimonio con Erik di Danimarca nel 1406, indossò una tunica e un mantello di seta bianca bordati di pelliccia di vaio e di ermellino.

La torta più grande: alta 4 metri, larga 2 , impastata con 120 chili di zucchero e guarnita da 3 mila scodelline di crema: è stata creata in 30 ore dallo chef Gianluca Aresu durante la fiera di Cagliari lo scorso 4 febbraio 2002.

La più alta percentuale di matrimoni nel Mondo: Nel 1995 le Maldive furono il paese con, ben il 19,7 per mille della popolazione.

La più grande cerimonia subacquea: Il 22 agosto del 1998 Emily Johnson e Bob Woodberry si sono sposati nelle acque della florida con ben 31 divers sommersi. Il primato dei matrimoni: Linda Lou Essex di Anderson, nell'Indiana (USA): dal 1957 si è sposata 21 volte, con 15 uomini diversi (da alcuni ha divorziato per poi risposarli). Il suo ultimo divorzio risale al 1988.

La coppia più "recidiva": Sono due ed entrambi americane. I coniugi Ralph e Patsy Martin dell'Arizona e Richard e Carole Roble dello Stato di New York si sono sposati tra loro ben 51 volte e ogni volta in luoghi diversi.

I testimoni: il malese Ting Ming Siong di Sibu, Sarawak, dal gennaio 1976 all'aprile 1991 ha presenziato, in qualità di testimone, a ben 658 matrimoni.

La più grande cerimonia di nozze collettive mai celebrata avvenne il 30 ottobre del 1988 a Seoul, capitale della Corea del Sud. Il sacerdote settantenne impiegò un'intera giornata, quasi dall'alba al tramonto, per rispedire a casa le 6516 coppie di giovani sposi provenienti da ben 83 Paesi. L' incredibile evento si svolse all'interno di una fabbrica di auto alla periferia di Seoul.

I coniugi più vecchi: Harry Stevens e Thelma Lucas, rispettivamente di 103 e 84 anni, si sono sposati il 13 dicembre del 1984 presso la casa di riposo di Caravilla nel Wisconsin, Stati Uniti.

Gli sposi più giovani: due bambini del Bangladesh: undici mesi lui, tre mesi lei. Le rispettive famiglie li unirono in matrimonio per porre fine ad una ventennale faida innescata dal possesso di una fattoria.

La sposa più vecchia: Minnie Munro, australiana, aveva 102 anni quando, il 31 maggio 1991, sposò l'ottantatreenne Dundley Reid.

Il fidanzamento più lungo: i messicani Octavio Guillen e Adriana Martinez si sono sposati all'età di 82 anni nel 1969 dopo ben 67 anni di fidanzamento.

Il matrimoni più lungo: durò 86 anni e legò dal 1853 al 1940 Temulji Bichaji Nariman a una sua cugina, sposata quando entrambi avevano 5 anni appena. L'uomo, nato il 3 settembre del 1848, mori nell'agosto del 1940 a Bombay, in India, all'età di 91 anni e 11 mesi.

Il primo annuncio matrimoniale apparve il 19 Luglio 1695 sul periodico inglese “Raccolta per il miglioramento dell’agricoltura e del commercio”; esso così recitava: “Un gentiluomo sui 30 anni, che sostiene di avere un’ottima proprietà, sposerebbe una giovane gentildonna che abbia un patrimonio di 3.000 sterline circa” Inizialmente, però, tale sistema per trovare il coniuge era riservato soltanto agli uomini, e quando nel 1727 un’….audace zitella chiamata Helen Morison decise di cercare marito attraverso le pagine del Manchester Weekly Journal i lettori, indignati, chiesero che fosse comminata una pena esemplare: il sindaco della città lì accontentò facendola chiudere in manicomio per quattro settimane (!!!??).





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