Clima: a rischio di estinzione prodotti tipici made in Italy
10/04/2007
E’ a rischio di estinzione il patrimonio delle tipicità alimentari Made in Italy che sono l’espressione delle diverse combinazioni tra territorio, ambiente e clima, destinate a modificarsi profondamente se non si interverrà adeguatamente. E’ questo l’allarme lanciato dalla Coldiretti sugli effetti dei cambiamenti climatici previsti dall'Ipcc, (l'Intergovernmental Panel on Climate Change) dell'Onu che potrebbero fare scomparire il patrimonio nazionale dal valore stimato in 20 miliardi di Euro. L’aumento delle temperature e i cambiamenti nelle disponibilità idriche sono destinati - sottolinea la Coldiretti - ad avere pesanti effetti sulle aree di coltivazione e sulle fasi successive di trasformazione dei piu’ importanti prodotti tipici nazionali. Gli effetti del surriscaldamento del pianeta non sono solo la migrazione a nord delle principali colture mediterranee come l’olivo e la vite, ma anche - precisa la Coldiretti - il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini. Una situazione che di fatto - prosegue la Coldiretti - porterebbe all’estinzione del patrimonio record di prodotti tipici nazionali che devono le proprie specifiche caratteristiche “essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali ed umani”. A rischio - precisa la Coldiretti - c’è un patrimonio di prodotti che ha superato i 20 miliardi di euro in valore e che registra primati mondiali nei vini, nei prodotti a denominazione di origine e nelle specialità tradizionali. L’Italia è l’unica nazione nel mondo a poter offrire 159 prodotti a denominazione di origine protetta (Dop/Igp), 357 vini a denominazione Doc/Docg e 4255 prodotti tradizionali che alimentano peraltro un turismo enogastronomico nelle città del vino (546 comuni), dell’olio (284), del biologico (60) e del pane (42) o lungo le 135 strade del vino e dei sapori che percorrono praticamente tutto lo Stivale. Già adesso in Italia - sottolinea la Coldiretti - si sta verificando un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l'olivo che è arrivato quasi a ridosso delle Alpi mentre ai confini con la Svizzera si coltiva il sorgo e le prime arachidi sono state raccolte nella Pianura Padana dove il clima è diventato favorevole alla produzione di grandi quantità di pomodoro e di grano duro per la pasta. Si tratta di processi - continua la Coldiretti - che rappresentano una nuova sfida per l'impresa agricola che deve interpretare il cambiamento e i suoi effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. I cambiamenti climatici in corso si manifestano infatti anche - sottolinea la Coldiretti - con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, un maggiore rischio per gelate tardive, l'aumento dell'incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti come le cavallette e la riduzione della riserve idriche. Una situazione che fa aumentare il rischio desertificazione come dimostra il fatto che secondo l'ultimo annuario dei dati ambientali dell'Apat le aree con sensibilità media o alta alla desertificazione coprono - precisa la Coldiretti - il 36 per cento del territorio nazionale, ma sono addirittura in una situazione di criticità circa la metà del territorio della Sardegna e della Calabria. Di fronte a questi allarmi non bisogna rassegnarsi, ma servono - prosegue la Coldiretti - interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali del piano irriguo nazionale previsto dalla Finanziaria, campagne di informazione ed educazione sull'uso corretto dell'acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico come l'arachide sperimentata dalla Coldiretti. Un impegno che va accompagnato - conclude la Coldiretti - da una maggiore decisione nel raggiungimento degli obiettivi fissati per il nostro Paese dal protocollo di Kyoto anche con lo sviluppo di alternative energetiche come i biocarburanti ottenuti dalle coltivazioni agricole, per ridurre l'impatto dei gas ad effetto serra dei combustibili fossili.
COLDIRETTI
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