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Incendio De Longhi: presentato rapporto su intervento Arpav

24/04/2007
Al dipartimento ARPAV di Treviso è stato presentato il rapporto sull’intervento dell’Agenzia nell’incendio dell’azienda De Longhi. “Fin dal primo momento abbiamo allertato i laboratori specializzati e i servizi territoriali competenti schierando i nostri migliori esperti fra cui vorrei citare l’ingegner Loris Tomiato, direttore del dipartimento ARPAV di Treviso e responsabile dal 2002 del rischio industriale” ha affermato Andrea Drago, direttore generale ARPAV che ha ringraziato tutto lo staff tecnico intervenuto.

Il rapporto dell’intervento:

Allo scoppio dell’incendio, verificatosi mercoledì 18 aprile intorno alle 13, il personale di ARPAV è intervenuto per valutarne la dimensione e per effettuare le prime rilevazioni di sostanze nocive e pericolose nell’aria. Le informazioni sullo stabilimento DeLonghi escludevano la presenza di grandi depositi di sostanze (cloro e plastiche, oli combustibili, etc. ) che avrebbero potuto dar origine a grandi quantità di IPA, sostanze clorurate e diossine o composti dioxin-like. Era tuttavia ben chiaro al personale di ARPAV che con l’incendio della DeLonghi, così come accade in qualsiasi incendio, si sarebbero prodotte diossine e IPA. E’ noto infatti che le diossine sono normalmente prodotte negli incendi data la presenza ubiquitaria (su terreni, biomasse, tetti, aria) di cloro, sia per la presenza certa, nell’azienda incendiata di quantità, anche se piccole, di plastiche con cloro. Sul posto era presente fin dai primi istanti uno dei dirigenti particolarmente esperti di Arpav, l’ingegner Loris Tomiato, dal 2002 e fino a tutto il 2006 responsabile nell’Agenzia del rischio industriale. Tomiato ha partecipato con le autorità locali (prefetto, sindaco, responsabili della Protezione Civile) all’unità di crisi della prefettura sotto la direzione del prefetto di Treviso. Al prefetto e ai suoi portavoce era pertanto delegato ogni contatto con i media per garantire alla popolazione un’informazione corretta e nello stesso tempo tale da garantire sicurezza ed ordine pubblico.

Durante tutto lo svolgersi dei fatti, Andrea Drago direttore generale di ARPAV con i collaboratori di staff, è stato presente presso gli uffici centrali dell’Agenzia a Padova, e in continuo contatto con il direttore del dipartimento di Treviso, col direttore del dipartimento regionale laboratori, col direttore del dipartimento di Venezia, responsabile per le attività di controllo ambientale della zona industriale di Marghera dotato di servizi particolarmente attrezzati per interventi in situazioni di grave emergenza.

Dalle informazioni ricevute, la Direzione di ARPAV percepiva un quadro, che pur descrivendo una situazione di particolare gravità (grande incendio con conseguenti grandi emissioni non controllate di fumo), non lasciava prevedere l’emissione di sostanze pericolose in quantità tali da suggerire alle autorità interventi gravi di protezione civile con allontanamento della popolazione. In tale contesto, verso le 15, i media attribuivano ad un alto responsabile dei NOE una dichiarazione in cui veniva ipotizzato il pericolo diossina , immediatamente recepito dalla stampa in modo del tutto allarmato. Dopo l’annuncio molte persone, da Treviso, da Padova, da Venezia, contattavano ARPAV per sapere come dovevano comportarsi, se potevano restare al lavoro o allontanarsi e a quali distanze. Si percepiva una situazione di allarme nella popolazione.

In questo contesto, la Direzione Generale, sollecitata ripetutamente dalla stampa ad esprimere il proprio giudizio, ritenendo che il silenzio dell’Agenzia a fronte di quanto riportato nelle dichiarazioni attribuite ai NOE, avrebbe potuto far credere che ARPAV valutasse con lo stesso criterio il pericolo presente a Treviso, ha rilasciato alle 17.20 un comunicato stampa il cui contenuto rifletteva le valutazioni descritte sopra: fatto grave con presenza di sostanze inquinanti in quantità tali da non mettere a rischio la popolazione. Alle 19.45 in un secondo comunicato ARPAV ha riportato alcune informazioni derivanti dai risultati delle prime analisi che confermavano quanto detto nel comunicato precedente.

Le analisi condotte sui campioni di fumo e sull’aria prelevati durante l’incendio, hanno confermato le valutazioni dell’Agenzia e la corretta prudenza con cui l’ARPAV ha fornito le informazioni. Assumendo infatti che la diossina sia da considerare la sostanza di riferimento per la valutazione del rischio alla popolazione e che il valore massimo della concentrazione di diossina misurato nei fumi sia stato presente per tutte le fasi dell’incendio, la diossina totale ricaduta sull’area di Treviso sarebbe pari a quella che la legge italiana, allineata alle direttive della UE, oggi le più rigorose nel mondo nel fissare i limiti di emissione di diossine in aria, ammette che un inceneritore di media grandezza rilasci in poche ore di attività.

Si vuole ricordare in questa occasione che nelle attività di controllo ambientale l’ARPAV giudica la gravità di un inquinamento in base ai limiti imposti dalla legge. Ogni valutazione sull’adeguatezza di questi limiti ai fini della salvaguardia della salute pubblica è espressa dall’ARPAV, se ritenuto necessario, nelle attività di ricerca e in quelle di consulenza nelle sedi istituzionali deputate alla stesura delle norme.



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